Percorso effettuato: Frasco (Q885) - alpe Efra (Q1686) - lago Efra (Q1836) - capanna Efra (Q2039).
Difficoltà del sentiero: T2.
Dislivello: 1250 metri di salita, 100 di discea.
Lunghezza del percorso: 7 Km
Sforzo equivalente: 19 Km
Durata (incluse le pause): 5.5 ore
Me lo ero ripromesso quando abbiamo percorso la val d'Ambra: il passo del Gagnone è da fare. C'è voluto un anno per organizzare la cosa, ma finalmente la promessa viene mantenuta.
Ci accompagna Andreas, grande esperto delle nostre montagne, che tra l'altro conosce gli anfratti della val d'Ambra come le sue tasche, avendola percorsa in lungo e largo, comprese le vallette
laterali.Si potrebbe fare il tutto in una giornata, da Frasco a Personico, ma è una mazzata. Così ci organizziamo per una due giorni, con sosta alla capanna Efra (correttamente bisognerebbe
chiamarlo rifugio, dato che non è custodito). Ovviamente il sacco pesa più del solito, dato che ci dobbiamo portare la cena e la colazione, ma orami non ci faccio più caso.
Ritrovo a Gordola, per prendere il postale delle 9:34, che ci deposita a Frasco alle 10:25.
10:25 Partenza. Il postale era pieno di gente, abbiamo viaggiato seduti sugli scalini per scendere dal bus. In compenso un posto era occupato da due cagnolini formato mignon di una giovane donna.
Così ho scoperto che due cagnolini sono più importanti del sottoscritto, e che loro hanno il diritto al posto seduto, e io no :-) A Rita abbiamo lasciato l'unico posto libero... Sono giorni di
afa, e mi sa che ci sarà da sudare assai.
Il sentiero entra quasi subito nel bosco per fortuna, e si mostra per quello che sarà: una via di pietra, rallegrata dall'acqua più in alto, come la salita al Tomeo dell'anno scorso.
Andreas in prima battuta ci aveva proposto di salire all'alpe Costa, poi di arrivare alla capanna Efra in traverso restando più o meno in quota. Percorso che avrebbe avuto lo svantaggio di non
farci passare dal laghetto d'Efra, uno della serie "Laghetti alpini della Svizzera Italiana". Poi ci ripensa, si sovviene che probabilmente c'è un passaggio esposto ed impegnativo, che potrebbe
mettere a dura prova le mie vertigini. Così, per finire, optiamo per la salita diretta alla capanna.
Il sentiero sale abbastanza dolcemente in questo tratto, e quasi senza sforzo ci innalziamo.
Siamo tranquilli, abbiamo tutto il tempo che vogliamo a nostra disposizione. L'occhio attento nota i primi segni dell'autunno: non ostante il caldo, ci sono già funghi in circolazione.
11:00 Arriviamo ad un piccolo insediamento, non c'è nessuno ma si vede che è ancora frequentato. Il posto è delizioso per una piccola pausa, e per ascoltare il canto del fiume che scorre poco più
in basso. Rita e Andreas se la intendono benissimo, e dato che sono più veloci di me viaggiano spesso appiati. Spero di non dover diventare geloso...
Appena ripartiti, un segnale ci mette in guarda contro un animale terribile e temuto: la famosa capretta verzaschese.
11:50 Si suda di brutto. Anche se siamo al riparo degli albergi, la temperatura è altissima. Tieni conto che per camminare preferisco qualcosa tra i 12° e i 18°, oggi ce ne saranno 30° buoni
buoni. Andreas ha garantito che ci sono punti di approvvigionamento lungo il percorso, per cui ho preso unicamente 2.5 litri (incluso il liquido isotonico), e la riserva sta calando vistosamente.
Fin qui il sentiero non è stato troppo pendente, e ci ha portati ad una zona di cascate che si intrecciano.
Il sentiero attraversa la prima, poi inizia a salire lungo un costone posto tra le due più grandi. E cambia pendenza... Le pozze d'acqua che incontriamo ci mostrano il verde smeraldo che ha il
fiume Verzasca.
12:10 Sono rimasto solo... Percorso da godere di roccia e acqua, selvatico, il piede sempre sul duro, senza tappeto di aghi. Sentiero di fatica, e penso ai verzaschesi che per tirare a campare
nei secoli passati salivano quassù con le capre, e a raccogliere il fieno selvatico, spesso lungo pareti con pendenze da acrobati. Ma già incombe l'autunno.
Il primo giallo di quest'anno, molti altri ne stanno per arrivare, assieme ai rossi e ai bruni. Ho il calendario d'autunno già pieno di escursioni per gustare i boschi del Ticino in questo
periodo, settembre ed ottobre i due mesi più belli, per me.
12:50 Si vede che si siamo tirati in su: la valle d'Efra si mostra bene, con le montagne che delimitano la Verzasca dall'altra parte.
E continuo ad incrociare cascate (le trovi nell'album), alcune fragorose, altre sommesse, salti a ripetizione. Inizio a trovare un po' di morbido sotto il piede, gli scalini coperti da foglie,
forse quelle dell'anno scorso, forse le prime di quest'anno. Poi voci nel bosco, ho raggiunto Rita ed Andreas in fase riposo.
Per fortuna che oggi Andreas non tira come al suo solito. Ha ancora nelle gambe una mazzata di 14 ore fatta la settimana prima nella valle di Coglio, roba fuori di testa completamente. Mi associo
alla pausa, barretta di cereali, acqua (ormai ne è rimasta poca), la camicia grondante, il cappellino che si può strizzare tanto ho sudato, e non per la fatica. Mi avvio senza attenderli, tanto
anche se partono dopo mi raggiungono senza problemi.
13:20 In effetti dopo meno di un quarto d'ora Rita mi ha già raggiunto. E non ho neanche la consolazione di dire "tanto in pianura ti stacco", dato che orami sta diventando un treno in piano
anche lei.
Poche centinaia di metri dopo, un cancello. Segno che stiamo arrivando ad una zona abitata.
13:30 Giusto, alpe d'Efra. Posta su di una piccola terrazza, domina tutta la valle.
E' ora del pranzo principale. In centro città incontriamo una coppia che ci aveva superati durante la salita. Ci sistemiamo anche noi, e aprofittiamo della fontana per ricaricare le
bottiglie.
Dato che vado di banana e frutta secca, in un attimo ho terminato il pranzo. Andreas mi spiega che i tetti di diversi rustici sono fatti con una lastra monolitica, del peso di svariate
tonnellate. Rispetto per chi è riuscito a fare un lavoro del genere con i pochi mezzi disponibili.
In alto si vede una bandiera, posta vicina alla nostra prossima meta, il laghetto d'Efra.
14:10 In tutta tranquillità ci rimettiamo in moto per affrontare i circa 200 metri che ci separano dal lago.
14:10 La via di roccia diventa sempre più rocciosa. Orami siamo fuori bosco, e ci salviamo solo grazie al fatto che per circa 5 minuti l'umidità si condensa sotto forma di una finta pioggia,
altrimenti parrebbe di essere in un forno. Duro il sentiero, forte il paesaggio, roccia e licheni. Dietro di me compare il passo di Redorta (che prima o poi farò) con a destra la corona di
Redorta, e a sinistra il monte Zucchero.
14:55 Si sale bene, mirtilli in abbondanza, due signore organizzatissime con il pettine di raccolta lungo la via. Andreas che si ferma ad ogni pié sospinto per mangiarne, Rita probabilmente
anche. Io tengo libere le mani per affrontare i passaggi in salita...
...e appena oltre, il cartello giallo ed il laghetto. Splendido, un verde molto simile a quello dello Sfille, incastonato in una piccola conca terrazzata, praticamente a strapiombo sulla
valle.
Respiri profumo di serenità, vicino ad un laghetto così. Le scorie della vita le abbandoni salendo, i pensieri, le preoccupazioni, i fastidi, carichi ben più pesanti del sacco, vengono mondati
dal sudore e dalla concentrazione, meditazione di pensiero e presenza necessari per muovere ogni passo. E quando arrivi qui, non è un involucro vuoto quello che vi giunge, bensi tu, aperto
all'Universo, che trovi gioia in una cosa che laggiù ti parrebbe tanto banale. Ma devi provarlo, devi farla una salita, è un'esperienza di vita. Rita intanto si è data da fare, ed è riuscita
nella pesca miracoloso: un pesce dell'Efra, specie rara e difficile da trovare.
15:15 Manca poco ormai alla capanna, ce la prendiamo con tutto comodo. Appena imboccato il sentiero di salita, vediamo dove si trova la bandiera identificata quando eravamo all'alpe.
Poi su lungo il sentiero zig-zaggante, roccia ripida che delimita il mondo, facendoti chiedere "Cosa ci sarà dall'altra parte?".
Roccia lisciata dagli eoni, quasi amica e non più spigolosa...
...roccia bagnata e addolcita da luce soffusa.
...roccia che sostiene, anche quando le radici sono spezzate.
15:50 La cima di Nedro ormai si eleva in tutta la sua maestà, con le colonne portanti intarsiate e lavorate alla sua base, e mi dice "manca poco".
16:00 Infatti arrivo alla capanna Efra, accompagnato dalle famose caprette verzaschesi.
Sono sudato, ovvio, e alle capre piace il sale. L'abbinata è vincente, ed una di loro, la più temeraria, inizia a lavarmi, ripassando dalla punta delle mani fino oltre il gomito. Lascio fare,
magari non devo neanche fare la doccia :-)
Giornata finita? Ma neanche per scherzo. Il dormitorio ha 25 posti, siamo in 9, ci piazziamo comodi, poi merendina e conoscenza con gli altri ospiti. Quasi tutti stanno percorrendo la VAV (Via
Alta della Verzasca), un percorso T6 che Andreas ha fatto, ma che credo sia decisamente fuori dalla mia portata. Pane e salamino, formaggio, vino, birra e thé, la stufa economica che inizia a
scaldarsi, la luce che si fa soffusa.
Le montagne!! Il Basodino in fondo alla Vallemaggia, la cima d'Efra, il passo di Redorta, Il Cramosino: che meraviglia. E in alto, dall'altra parte, la cima di Gagnone ed il passo di Gagnone che
faremo domani.
La luce sempre più bella, le ore del mattino e del tardo pomeriggio sono splendide per le foto. La cima di Nedro...
...il Basodino.
Cena con minestra pronta in bustina, trenette al pesto, caffé e dolce: non manca proprio niente. Poi ancora fuori a ciacolare, in italiano e tedesco (Rita ed io siamo gli unici due italofoni),
saluto al mondo prima di andare a nanna presto.
Ecco il profilo altimetrico della prima giornata.
Domani sarà molto più dura...
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).
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Tra Verzasca e Leventina, giorno 1, da Frasco alla capanna Efra, 19.08.2011
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