Percorso effettuato: alpe Croveggia (Q960) - alpe Pian Grande (Q1120) - capanna Cremorasco (Q1120) - alpe del Tiglio (Q1052) - Cima di Dentro (Q1014) - Isone (Q748)
- alpe Mürecc (Q951) - alpe Zalto (Q996) - Gola di Lago (Q972) - alpe Santa Maria (Q1000) - Matro di Stinché, bivio (Q1075) - Condra (Q989) - convento del Bigorio (Q728) - Bigorio (Q615) - Sala
Capriasca (Q548) - Ponte Capriasca (Q447) .
Difficoltà: sentiero T1 e T2.
Dislivello: 1'030 metri di salita, e 1'540 metri di discesa.
Lunghezza del percorso: 20 chilometri.
Sforzo equivalente: 32 chilometri.
Durata (inlcuse le pause): 8 ore.
Riferimenti: teleferica Camorino - Croveggia, il convento Santa Maria del Bigorio dei frati Capuccini, la capanna Cremorasco, la chiesa di Santa Maria Assunta
del Bigorio, "Dai fortini della fame a Croveggia
(13.04.2009)", "Cima di Medeglia e Matro
(17.05.2009)"
Me lo ero ripromesso l'anno scorso, quando avevo fatto
in solitaria questo percorso: "devo portare Rita". La stagione quest'anno non è così avanzata come un anno fa, gli alberi hanno ancora quasi tutte le foglie, e i rossi iniziano a vedersi solo
ora. La voglia di andare però tanta, era stata un'esperienza fantastica. Per domenica prevedono brutto andante, così ci organizziamo per il sabato, sperando che Locarno-Monti abbia ragione, e che
la pioggia non arrivi già nel pomeriggio.
Quando pensi al Ticino, se lo pensi come l'ho sempre pensato io, a due dimensioni, vedi un fondovalle percorso da binari ed asfalto. Lo spazio in basso è poco, e dato che si tratta di un cantone
di transito, buona parte del fondovalle è occupato da autostrada e linee ferroviarie. Ma se inizi a pensarlo in tre dimensioni, e ti alzi verso Q1000, trovi un Ticino diverso, percorso da 4'000
Km di sentieri, eredità dei nostri avi, che permettono di percorrerlo in buona parte senza incrociare strade. Questa escursione in effetti spazia su quasi un quarto del territorio ticinese nei
boschi e nei prati, con pochissimi tratti asfaltati (la zona dell'alpe del Tiglio e Gola di Lago), e senza incrociare veicoli. E' un percorso da pellegrini, passando pochi borghi (Isone, Bigorio)
e tutto nella natura.
08:00 Puntalissima la teleferica di Croveggia parte. Unici due occupanti i sottoscritti. Il cielo è decisamente plumbeo, e mi sembra ci sia meno luce dell'anno scorso, non ostante allora fossi
nella nebbia. Rifletto, e mi rendo conto che l'anno scorso era già rientrata l'ora solare, per cui ero partito un'ora dopo... Il piano di Magadino verso Locarno inizia a delinearsi. Il mio sacco
intanto ha subito un attentato. Vi ho infilato una bottiglia d'acqua già aperta da uno dei due figli, il quale non l'ha richiusa bene (come al solito), e stupido io non ho controllato... Morale:
il contenuto si è rovesciato quasi tutto, per fortuna senza bagnare la macchina fotografica e le cibarie. Però sono rimasto con una scorta abbastanza esigua di acqua.
08:10 Arrivati a Croveggia. La teleferica supera i 700 metri di dislivello (bel risparmio, devo ammetterlo) con una campata unica. Cabina piccola, è meglio non dondolarsi troppo quando si è a
bordo...
Verso Ovest, lungo il filo della montagna, la cima di Matro, la cima di Medeglia, e Manera, con la sua grande antenna. Appena dietro, ma non visibile, il monte Tamaro.
08:15 Partenza. Entriamo subito nello splendido faggetto che porta a Pian Grande. Il sentiero sale velocemente senza dare visibilità, gli alberi sono ancora tutti chiomati. Attorno solo qualche
gracchiare di corvide, per il resto un silenzio bellissimo. Scatto alcune foto, ma al rientro dovrò cancellarle: la luce era talmente poca che sono venute mosse, per il lungo tempo di
esposizione.
08:35 Pian Grande raggiunto. Non abbiamo fretta, e ci sistemiamo nella pancia un mezzo cornetto con riga di cioccolata nera (aaah, se imparassi a fare colazione).
08:40 Adesso inizia il bello. Si entra nuovamente nel bosco, e dato che siamo saliti a sufficienza, possiamo vedere la sinfonia d'autunno che sta facendo le prove generali a questa quota.
Il sentiero in questo tratto ha dei punti leggermente esposti. Avevo letto che l'Associazione Ticinese Sentieri Escursionistici aveva fatto dei lavori di messa in sicurezza durante l'estate, e in
effetti nei punti critici troviamo un corrimano, e alcune cordine di acciaio fissate alla parete che rendono più agevole il percorso. Il bosco è prevalentemente di faggi (siamo troppo in alto per
il castagno), ma qua e la possiamo godere anche del larice (larix decidua).
Oppure macchie come questa...
09:30 Abbiamo percorso tutto il tratto di montagna sotto il Camoghé, e arriviamo alla capanna Cremorasco, invisibile dal basso.
Breve sosta per portarci sul promontorio che sovrasta il piano di Magadino, e qualche foto panoramica tutt'attorno.
09:40 In un attimo arriviamo alla fine di questo tratto di sentiero, che si congiunge con la forestale dell'alpe del Tiglio. Pezzetto monotono su asfalto, per imboccare il sentiero che scende ad
Isone. Guardando indietro posso vedere la fine del piano di Magadino, verso Giubiasco e Bellinzona. Solo così ti rendi conto di quanto terreno agricolo sia stato mangiato
dall'urbanizzazione.
10:15 Passata l'alpe del Tiglio e Cima di Dentro rientriamo nel bosco. Qui domina la betulla, e più in basso il castagno. Il sentiero ha meno foglia dell'anno scorso, più facile vedere dove si
mettono i piedi.
Lungo la discesa iniziano ad apparire i primi ricci, e alcuni funghi molto particolari.
Questo sembra un cervello, mentre i prossimi devono essere dei funghi sapofiti.
10:35 Siamo quasi ad Isone. Dall'alto si possono ammirare le chiome colorate, ultima esplosione di colore prima della caduta.
10:45 Percorriamo le stradine di Isone, e in un giardino una delle mie piante preferite: l'acero giapponese, questo di un rosso quasi arancio.
Tiziana a casa ne ha uno di un rosso splendido e immenso: una qualche volta prendo una ruspa e vado a rubarglielo (ma non diteglielo). Poi ci imboschiamo in un bar per un thé ed un caffé: fretta
non ne abbiamo, non so neanche a che ora avremo il postale per rientrare. Ci stiamo godendo la giornata al nostro ritmo.
11:05 Dopo aver scaldato i pancini, ripartiamo. Scendiamo verso il fiume per passare il ponte che dà accesso al sentiero di salita verso l'alpe Mürecc. Lungo la via, un nespolo quasi pronto.
E lassù, l'alpe.
Ci addentriamo nuovamente nel bosco, come viandanti di una volta, quando le strade asfaltate non esistevano, e le località erano congiunte unicamente da sentieri come questo. Attorno a noi
colori smorti, colori vivi, macchie e poster singoli.
Mi sembrava... Il tempo è adatto alle salamandre, e questo tratto di percorso passa per diverse zone umide, habitat ideale per questo anfibio. Finalmente ne incontriamo uno, il primo.
Si muove goffamente, poi decide che l'immobilità potrebbe essere più vantaggiosa, magari non la vedo... Lungo il percorso, più avanti, ne vediamo alcune altre.
11:50 Eccoci all'alpe Mürecc. Il grosso della salita per oggi è terminato (ne avremo ancora un po' dopo Gola di Lago, ma niente di trascendentale). L'orario è buono per spapparsi la seconda metà
del cornetto, e ancora un po' di cioccolata. Rifornimento acqua alla fontana, e vista verso Medeglia.
12:00 Ci rimettiamo in moto lungo il sentiero che ci porterà all'alpe Zalto (entrambi gli alpi producono un ottimo formaggio, se la cosa ti può interessare). Attorno a noi, ancora colori, questa
volta che tendono al viola.
Amo l'autunno, stagione del gran finale della Natura prima del riposo invernale. E' adesso che secondo me si raggiunge l'apoteosi. L'estate è una preparazione, e la primavera un'ouverture di
breve durata, che preannuncia quale sarà il tema portante, ma passa troppo in fretta. Percorriamo anche questo tratto di bosco senza incontrare nessuno (non abbiamo incrociato una sola persona
sui sentieri, a parte un cacciatore nei pressi di Condra), gustandoci il silenzio naturale e la sinfonia di colori.
12:40 Alpe Zalto. Qualche foto ad Isone e Medeglia, poi il nostro occhio viene colpito dal famoso fungo "cappello da spiaggia", e alcuni sui compari.
Da qui siamo nuovamente su asfalto, per fortuna per un tratto più corto rispetto all'alpe del Tiglio. Percorriamo velocemente questo tratto per portarci all'alpe Santa Maria, dove abbiamo deciso
di fermarci per il pranzo. Trovo anche qui la rosa canina, con la quale si prepara un ottimo thé.
13:00 Passiamo il bivio a Gola di Lago, e dopo poche centinaia di metri arrivamo all'alpe. Subito una brutta sorpresa, riccordo di inciviltà: è fin troppo facile arrivare qui con l'auto, e chi
l'ha fatto non si è degnato di portar via i suoi rifiuti. Chi cammina, chi vive il percorso, non lascia tracce del suo passaggio, soprattutto non di questo tipo. La cultura dell'auto invece, è
una cultura di menefreghismo: goduto io, goduto tutti.
Decidiamo di utilizzare un masso come appoggio per il posto dove la schiena cambia nome, scendendo, e Rita che vuole evitare il freddo, provvede a tapezzarla con tutto ciò che di caldo abbiamo
nel sacco.
Non so se raggiunga l'obiettivo, sicuramente l'appoggio è un po' più morbido. Please, non ingrandire la foto, sennò vedi che numero di piede ho :-( Intanto ci siamo infilati il K-Way, dato che
c'è una leggera brezza frescolina, e sicuramente avremo un calo termico non appena inizierà la digestione. Ci gustiamo il nostro pic-nic nel silenzio, solo un biker che si cambia velocemente
prima di iniziare la discesa, e riparte dopo pochi minuti. Davanti a noi, i Denti della Vecchia, semisommersi nella nebbiolina.
13:30 Non abbiamo controllato l'orologio, ce l'abbiamo dentro. Mezz'ora esatta, e siamo pronti per ripartire. Teniamo il K-Way, decisamente non ostante il pasto non sia luculliano lo stomaco tira
sangue in modo impressionante. Ultimo sguardo verso Isone, prima di scollinare verso la Capriasca.
Questo tratto è su forestale non asfaltata, fuori bosco, ma questo non impedisce di godere di macchie di colore sparse.
Il sentiero fila via liscio sotto le suole, tra radure, brevi tratti boschivi, casolari diroccati e vecchie fattorie. Tratto bellissimo, ci sarebbe la vista su buona parte della Capriasca se non
fosse per la nuvolosità.
14:15 Condra sotto di noi. Si tratta di uno splendido insediamento, posto su di una radura poco pendente, che offre una vista incredibile (ce ne eravamo accorti durante il giro del Bigorio) che spazia per circa 270°. Una fattoria ancora
attiva, manzette, asini, e una mamma con il suo piccolo.
Scendiamo lungo il viottolo che costeggia le case, e continuiamo la discesa. Nuovamente nel bosco. Poco più avanti, un albero cadendo ha invaso il sentiero, e trascinato pezzi di un suo compare
con se.
14:35 Orami in prossimità del convento, usciamo nuovamente dal bosco per trovarci su prati. Ci sembra però che il bosco si stia rimangiando il territorio che gli era stato strappato durante i
secoli con il disboscamento. Bastano una decina d'anni di incura, i prati scompaiono, e il castagno si riprende ciò che era suo.
14:50 Arriviamo al convento del Bigorio, faro dei frati capuccini per tutta la Lombardia. Veniva utilizzato anche per mandare i novizi a passare il primo anno della loro vocazione, e spesso il
capitolo di questi frati veniva tenuto qui. Il cimitero, semplice come la loro vita.
Sulla croce il nome, l'anno di nascita, l'anno del decesso. Sic transeat gloria mundi. Sostiamo dieci minuti per gustartci la quiete del posto. Qui non accolgono più pellegrini, ma una volta
queste istituzioni erano il collante dei vari tratti di percorso. Qui potevi pernottare, trovare una tazza di minestra ed una fetta di pane, anche se eri lontano da villaggi ed osterie. E
sicuramente correvi meno rischi...
Scendiamo la via Crucis che ci porta verso Bigorio City (per distinguerla dal convento), con le sue stazioni così diverse da quelle tradizionali (le trovi nell'album dell'anno scorso), e
arriviamo al paese dall'alto, passando tra casette e giardini splendidi.
15:15 Porto Rita alla trattoria Menghetti (se passi da quelle parti, vacci, è un'esperienza interessante). Locale unico, come una sala privata, la signora gentile ci serve, questa volta non ci
sono altri avventori. E' vecchia di 200 anni (l'osteria, non la signora), ed è stata tenuta allo stato originario.
15:40 Decidiamo di scendere a Sala Capriasca, e prendere lì il postale per rientrare. Prima di partire foto alla meridiana (mi sembra che nel Sottoceneri ce ne siano molte di più che nel
Sopraceneri).
Sentiero agevole, ma anche qui l'autunno ha preparato i suoi regali...
15:55 Già arrivati. Controlliamo l'orario del postale, mancano ancora 20 minuti. Boh, già che ci siamo scendiamo fino a Ponte Capriasca, tanto la strada è breve. Ripercorriamo i viottoli, ed
inforchiamo il sentiero di discesa. Da qui si vede molto bene il convento.
16:10 In effetti siamo già qua. Scendiamo fino al ponticello dove si trova la fermata del bus, che dopo pochi minuti arriva e ci carica. A bordo solo una coppia giovane, anche loro con lo zaino.
Un'ultima foto ad un caco prima di mettere via la macchina fotografica.
16:40 Arriviamo in stazione a Lugano. Siamo semplicemente deliziati, Rita mi dà ragione: è una escursione splendida, da mettere in agenda una volta all'anno. Ci sarebbe una variante interessante,
che partendo da Bigorio porta a Comano direttamente, passando per una collina boschiva... L'anno prossimo!
Ed ecco il profilo altimetrico dell'escursione.
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).
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Per boschi del Ticino: da Camorino a Ponte Capriasca, 23.10.2010
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