Al momento ho difficoltà con il sito di Google Maps, e non sono riuscito a caricare la mappa di questa escursione.
Provvederò non appena il sito funziona nuovamente...
Percorso effettuato: Pian Geirett (Q2012) - passo Uffiern (Q2628) - Sasso Lanzone (Q2826) - lago Retico (Q2372) - capanna Bovarina (Q1870) - Ronco di Gualdo (Q1573).
Difficoltà: da forestale T1 a sentiero alpino T4.
Dislivello: salita 900 metri, discesa 1320 metri.
Lunghezza del percorso: 13 chilometri.
Sforzo equivalente: circa 25 chilometri.
Durata (incluse le pause): 8.5 ore.
Riferimenti: "Il sentiero degli stambecchi", capanna Bovarina, capanna
Scaletta, serie "Laghetti alpini della Svizzera Italiana, lago Retico",
"L'incanto della Greina, 14-15.08.2009", il sito delle escursioni di Andreas (in tedesco).
Ci sono dei nomi di percorso che già a sentirli ti fanno sognare. Pensa alla Route 66: ti immagini subito centinaia di chilometri di strade dritte, che passano per canyons e gole, da una costa
all'altra degli Stati Uniti d'America. Ho sentito nominare il Sentiero degli Stambecchi per la prima volta tre anni fa, quando avevo iniziato da poco l'attività escursionistica, e mi aveva
colpito, entrando nel mio immaginario. Avevo letto il prospetto descrittivo (che trovi alla prima referenza), e mi ero preoccupato per il grado di difficoltà che presenta. L'anno scorso, grazie
ad Andreas, lo avevo percorso il 31.07.2010, ma Rita non aveva potuto venire. Mi ero ripromesso di portarla, troppo bello, e il panorama di cui si gode dalla cresta del Sasso Lanzone...
Per me è anche il momento del test annuale, per verificare se le mie competenze tecniche sono migliorate, e se le vertigini si sono ridotte rispetto all'anno prima. Ogni anno, verso agosto,
inserisco un percorso che va un po' oltre quello che facciamo normalmente, per spingere i limiti un po' oltre, per verificare se e quanto sono migliorato.
Così organizzo con Andreas l'uscita, oltre a Rita si associa anche Pietro. Per entrambi, la prima volta su di un percorso con questo grado di impegno e difficoltà tecnica.
08:40 Quest'anno la partenza ha funzionato bene, Andreas la sera prima è andato a nanna presto, e abbiamo potuto salire con il primo bus. Piccola fregatura: non so come, ma consultando gli orari
su Internet, vedo che il bus dovrebbe partire da Campo Blenio alle 07:43. Così faccio alzare tutti prestissimo, fermata caffé al Posta di Olivone, e puntuali siamo alla fermata. L'orario indica
che il bus passa alle 08:15. Avremmo potuto dormire mezz'ora in più :-( Il bus ci ha scaricati a Pian Geirett, e siamo gli unici che si avviano verso il pass Uffiern, invece che la capanna
Scaletta.
La meteo indica che verso il tardo pomeriggio potrebbero esserci delle precipitazioni da ciclo diurno, ma dovremmo già essere rientrati. Il tempo ad ogni modo è abbastanza variabile, e folate di
nebbia e nuvole salgono dalla valle.
09:05 Questa parte di sentiero non presenta difficoltà. Saliamo abbastanza velocemente, e in breve siamo già all'altezza della Scaletta. Possiamo vedere anche la valletta di sinistra che porta
direttamente all'arco della Greina, e a destra l'accesso al passo della Greina, che porta a quello splendido pianoro a Y, così bello da percorrere.
Mentre saliamo, scampanare dietro di noi. Un gregge di pecore sta salendo in quattro trazioni ad una velocità fulminante, per aprofittare degli ultimi giorni di pascolo in quota. Poco dopo
tagliano verso destra, e restano in quella zona a fare il pieno.
Man mano che saliamo il sentiero perde erba, e diventa sempre più roccioso. Ma quello che mi preoccupa, sono le zaffate di nebbia che arrivano. Avendolo già percorso, non mi piacerebbe neanche un
po' trovarmi in cresta con la pioggia, ed i sassi resi scivolosi. Guardo Andreas, serafico procede senza nessuna preoccupazione. Se va bene a lui, è tutto a posto.
Sempre più roccia...
...e un piccolo laghetto, quasi una pozza, non catalogato.
09:40 Prima sosta, ne seguiranno molte altre. Andreas, non ostante sia un treno da montagna, quando vai con lui non ti fa morire, e tiene un ritmo che permette di gustare ed assaporare i vari
momenti della giornata. Grande guida!
09:55 Ripartenza. Da qui il sentiero comincia a salire deciso, poggiando a salti verso sinistra, per portarci al passo. La nebbia balla attorno a noi, viene, va, e addensa sempre più. Mi piace
molto, la nebbia, rende il mondo magico e favoloso, ma fin'ora la avevo apprezzata unicamente su percorsi T1 e T2, dove si vede sempre il percorso, anche se non ci sono le marche. Il "Sentiero
degli Stambecchi" è marcato in modo ottimo, ma se la visibilità sarà di soli 5-10 metri? Andreas continua serafico.
10:10 Ormai l'erba è scomparsa, e da qui si incontra praticamente solo sfasciume. Qualche passaggio un po' più impegnativo, ma niente di trascendentale. La via è libera, da marca a marca bisogna
arrangiarsi a trovare il passaggio che si preferisce.
Prima cordina della giornata: ce ne saranno ancora molte lassù. Andreas aprofitta per verificare come teniamo botta in questi passaggi. Ha 15 metri di corda nel sacco, per i "non si sa mai...".
Quando vado con lui, qualsiasi cosa succeda, sono sempre tranquillo. Ha eoni di esperienza in montagna, sa gestire tutti e tutto.
Splendida nebbia che ci accompagna, ci culla ed accarezza, poi si ritrae come se avesse osato troppo, e avesse paura delle nostre reazioni. Cime che scompaiono e riappaiono, il silenzio
tutt'attorno, vedi e non vedi, e forse anche il mondo scompare per qualche frazione di secondo, mentre sei inghittito dalla nebbia.
Spettacoli di roccia incredibili: una tavola di quarzo non cristallizzato, spessa circa due metri, e lunga una trentina, inserita come una lama nella roccia più morbida. Fra 100'000 anni la
roccia sopra sarà tutta erosa, e potrai camminare su questa tavola.
10:40 Pausa number two. Te l'ho detto che Andreas non è di quelli che ti fanno morire...
11:00 Ci rimettiamo in moto per l'ultimo strappo fino al passo. Dalla nebbia una pecora da guardia ci osserva...
La temperatura è scesa. Siamo attorno a Q2500, venticello freddo e nebbiolina umida. Un secondo lago non catalogato si mette in mezzo alla via.
11:05 Pass Uffiern raggiunto. Che differenza rispetto all'anno scorso. Vedevo fino all'Adula, lo Scopi, e tanti altri. Oggi si vede appena appena la baracca militare del passo.
Al passo voltiamo a sinistra, ed iniziamo la salita che ci porterà alla cresta del Sasso Lanzone. La nebbia balla sempre di più, alzandosi ed abbassandosi come una marea impazzita, con un ritmo
da samba brasileiro. Scorci che appaiono e scompaiono,senza neanche darmi il tempo di scattare. Poi, probabilmente la nebbia ha pietà di noi, e ci lascia vedere il Lai Uffiern, raccolto nella sua
conca, chiusa da un'alta parete.
E in pochi secondi scompare nuovamente. E il mondo con lui.
11:30 Ci avviciniamo sempre più alla cresta, sempre più sfasciume. Anche con la nebbia si riesce sempre a vedere la prossima marca. Dato che resto indietro come al solito in salita, ogni tanto i
miei compagni scompaiono, e mi chiedo se li rivedrò quando la nebbia si assottiglierà. Sul percorso, due marche dimenticate, di quando questo sentiero era catalogato come T4. In seguito è stato
declassato a T3, ma non credo abbiano fatto un buon servizio agli escursionisti.
12:05 Ultimo strappo verso la cresta...
...e ci siamo. Per darti l'idea, è come camminare sulla schiena di uno stegosauro, con le placche che si alzano quasi verticali, incrociate.
Grande nebbia, grazie nebbia. Non vediamo il salto di 1500 metri a sinistra, e quello di soli 300 a destra. Esiste solo la cresta, e il suo percorso. Guardo Andreas tenendo in mano la macchina
fotografica. L'anno scorso me l'aveva fatta mettere nel sacco in questo pezzo. Mi guarda, sorride, scuote la testa. Posso tenerla. E questo è l'esame più bello: ha guardato come ho affrontato il
percorso fin qui, e ha deciso / capito che gestico meglio la situazione rispetto all'anno scorso. Così, tra un passaggio stretto ed una cordina, questa volta posso immortalare questo tratto.
Quest'anno non c'è la vista che mi ha tolto il fiato e fatto piangere di commozione, ci toccherà rifarla nuovamente. Ma percorro questo tratto con una nuova consapevolezza, non ho paura, non sono
in apnea e iperventilazione. Tranquillo, cordina dopo cordina, vado avanti senza problemi.
12:30 E vai!!! Solo 25 minuti, contro i 45 dell'anno scorso :-) Arriviamo alla piccolissima sella che segna la fine del Sasso Lanzone e l'inizio della Cima di Garina. Qui si svolta a sinistra, e
con una serie di cordine si scende velocissimi. Rita e Pietro hanno stabilito il loro nuovo record di altezza: Q2818.
Andreas fa strada. Firmiamo il libro di vetta appena iniziata la discesa, contenuto in un bel bussolotto.
E ancora la nebbia ci fa un regalo: non vediamo il fondo valle, a 1500 metri più in basso, pendenza attorno ai 70°.
La targa dell'UTOE toglie tutti i dubbi a proposito del percorso.
Cordina dopo cordina scendiamo diverse decine di metri velocissimamente. Adagio adagio la pendenza diminuisce.
Un ultimo scatto alla cresta: ciao Sasso Lanzone, ciao Cima di Garina, ci rivediamo l'anno prossimo, magari con il cielo azzurro...
Sempre più giù...
...pochi minuti fa eravamo lassù.
Ultime cordine.
...poi il percorso rientra nei parametri conosciuti. Tanto sfaciume ancora, bisogna prestare attenzione ad ogni passo. Guardo Rita e Pietro, mi sembra che camminino con la testa ancora più alta,
le spalle dritte, come se questo percorso avesse dato loro una nuova consapevolezza delle proprie capacità.
13:00 La nebbia ci fa il secondo regalo, e decide di ritirarsi. Servizievole, si rende conto che la sua opera non è più necessaria, e lentamente e in buon ordine inizia a dissolversi. E
adesso posso mostrare a Rita il fondo valle e Ghirone.
E' anche ora di pranzo. Troviamo un posticino relativamente pianeggiante, e ci sistemiamo per il pic-nic.
E il pic-nic lo facciamo con il panorama :-)
La dietro c'è la Greina :-) Mentre mangiamo osservo la cresta, e vedo un gruppo di escursionisti che sta scendendo dalla cima, ricalcando i nostri passi. Benedetto il mio obiettivo 18-200.
E davanti a noi appare il pizzo Rossetto (Q2099), la prima cima della nostra carriera, raggiunta il 28.09.2008. Gli sorrido con affetto, ero orgoglioso allora, lo sono tutt'ora.
13:45 E' ora di rimettersi in moto, per fare tutto il giro attorno ai piedi della Cima di Garina e portarci al lago Retico.
Percorso ancora impegnativo per l'attenzione che richiede, ma lascia spazio a qualche sbirciata. Così, posso vedere la valle Carassina, il Sosto, il Luzzone.
Sopra di noi la Cima di Garina.
14:20 Passiamo l'ultimo dosso, e davanti a noi si apre il lago Retico. Vista splendida, laghetto meraviglioso, grande, cangevole.
Quasi saltellando, e a cuore leggero, scendiamo lungo il canalone. Avvicinandomi lo ritraggo ancora e ancora, troppo bello.
14:45 Siamo al bordo del lago, Andreas piazza una nuova sosta. Ci va, il durone del piede destro non è molto contento del percorso sassoso che abbiamo fatto, e poter togliere lo scarpone per 10
minuti è una grande consolazione. Spero di non uccidere i miei compagni...
15:05 Scarpone su, ripartenza. Passiamo accanto al fratellino minore, non so se abbia un nome.
Dal bordo della terrazza del lago possiamo vedere la valle che unisce Campo Blenio con la capanna Bovarina, e i vari insediamenti (Ronco di Gualdo, l'alpe Pradasca, Orsaira). Ancora lunga la
discesa.
Ma questo è percorso che non crea problemi a nessuno di noi. Scendiamo veloci, preoccupati più che altro per le scorte d'acqua. Ma non manca molto alla capanna Bovarina, dovremmo poter fare il
pieno.
16:05 Arriviamo al corso d'acqua che esce dal Retico, da qui so che è quasi tutta in piano fino alla capanna.
Costeggiamo sulla destra il corso d'acqua, e poco dopo entriamo nel bosco di larici. La temperatura si è alzata nel frattempo, tra discesa e nebbia scomparsa, un po' d'ombra è veramente
gradita.
Fischietto lungo la via, togliendomi qualsiasi possibilità di fotografare scoiattoli, marmotte, ermellini. Ma il percorso nel bosco è il mio preferito, non riesco a non essere lieto. Però un
bruco peloso riesco ad immortalarlo.
16:25 Eccoci alla capanna Bovarina. All'esterno una coppia per i fatti suoi, le due capannare e due cacciatori. Ci sistemiamo al tavolo di mezzo, e vai con il caffé ed il gelato, il mio premio
partita. La fontana permette di ricaricare le bottiglie, anche se dai qui il percorso non è più lungo. Quattro chiacchere con gli altri avventori, e un bel "batti 5" tra di noi, ce lo siamo
meritati.
16:55 Ho potuto alleggerire anche il durone, che ha ringraziato. A questo punto la strategia è semplice: dato che sul tratto Ronco - Campo Blenio sono il più veloce, scenderò al mio passo,
recupero l'auto, e risalgo a prendere i miei compagni, in modo da evitare loro tutti i Km fino a Campo Blenio. Li saluto, e mi avvio.
17:15 In effetti sono sceso molto (forse troppo) velocemente. Sono già al ponticello che dà accesso a Ronco di Gualdo.
Passo Ronco...
E mi preparo alla volata finale. Mentre sono sulla strada, un auto scende da Ronco. Getto alle ortiche il mio amor proprio, e faccio autostop. Si fermano, sono la coppia che avevamo visto in
capanna. Spiego loro che sarebbe gradito un passaggio fino a Campo, acconsentono.
In pochi minuti arrivo al parcheggio, chiamo Andreas, e spiego loro che sono già all'auto, fermarsi dove sono, dato che arriverò molto velocemente.
Risalgo, li recupero, e scendiamo fino ad Olivone, pausa caffé meritatissima. Escursione splendida, di quelle che ti ricaricano per un bel po', da rifarsi assolutamente.
Ecco il profilo altimetrico della gita.
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).
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Il "Sentiero degli Stambecchi" (Steinbockweg) bis, 03.09.2011
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