Percorso effettuato: Riva San Vitale (Q279) - Alpe di Brusino (Q671) - Serpiano (Q640) - Crocifisso (Q670) - Meride (Q588) - Riva San Vitale.
Difficoltà: T1 e T2.
Dislivello: 820 metri.
Lunghezza del percorso: 15 chilometri.
Sforzo equivalente: 24 chilometri.
Durata (incluse le pause): 5.75 ore.
Riferimenti: "Il comune di Riva San Vitale" su Wikipedia, "Il battistero di San Giovanni" su Wikipedia, "Il monte San Giorgio" su Wikipedia.
La primavera la devi cercare ben prima che si sia palesata. Inizia in modo subdolo, un fiore qui, una gemma là, e se non fai attenzione, non te ne accorgi. Ed un giorno ti svegli, e attorno a te
è tutto fiorito, e ti chiedi "ma quando è iniziato?". Il San Giorgio per questo esercizio è un'ottima zona: bassa, diverse parti ben esposte al sole, e offre diversi itinerari interessanti, che
non portano necessariamente sulla cima. Tenuto conto che su versanti Nord la neve è ancora presente a partire da Q900 circa, Rita ed io decidiamo per questo giro, per verificare a che punto
stiamo con la sinfonia delle stagioni.
10:00 Arriviamo a Riva San Vitale, e iniziamo subito con un caffé. Poi ci spostiamo al battistero di San Giovanni, il più antico manufatto religioso conservato per intero (è datato del VI secolo,
vedi il riferimento sopra). Ci colpisce la sua semplicità, la mancanza di sfarzo che si svilupperà nel Basso Medioevo.
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Vasca battesimale monolitica (dal greco "mono" = uno, unico e "lithos" = pietra), pochi addobbi. La pianta è ottagonale, come pure il supporto della vasca. Dato che ci siamo, visitiamo anche la
chiesa annessa.
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10:40 Percorriamo tutto l'abitato: il sentiero dovrebbe iniziare da qualche parte lungo la strada che porta a Brusino Arsizio. Preoccupato, sul cartello giallo in paese non ho visto l'indicazione
che cercavo... Tra il mio DVD dei sentieri e la cartina Quadraconcept ci sono delle discrepanze, potrebbe anche darsi che in realtà il sentiero non esista. L'aria è sporca di calligine, la
visibilità non è quella che avrei desiderato. Passiamo sotto il tempio di Santa Croce, e usciamo dall'abitato.
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10:55 Percorriamo più di un chilometro, e segni del sentiero non ce ne sono. Abbiamo deciso che se non dovessimo trovarlo, continuiamo fino a Brusino, per prendere la
teleferica che sale a Serpiano. Poi, davanti a me una curva a destra, e stradina che sale a sinistra. Il mio naso (che non è piccolo) mi dice che potremmo esserci...
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In effetti al bivio, a sinistra, troviamo il cartello giallo che ci dice "siete giusti".
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Imbocchiamo la forestale asfaltata. Poco sopra un signore sta tagliando legna, per sicurezza (sono paranoico, io), gli chiedo se siamo giusti per Serpiano. Ci guarda stralunato, e ci informa che
si, la strada è giusta, ma Serpiano è mooooolto lontano. Non commento, va bene così. Intanto lungo i bordi della strada piccoli indizii ci fanno capire che la primavera ha già attraversato la
soglia.
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Primule a tutto spiano (te le risparmio, non so quante ne ho fotografate, le trovi nell'album), ma anche fiorellini di altro tipo (Rita a casa proverà poi a identificarli).
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Poco oltre il punto in cui abbiamo incontrato il signore, un bel cartello giallo ci dice che finalmente si inizia il sentiero nel bosco. Lo imbocchiamo, ed iniziamo la salita, ben ripida a dire
il vero.
11:20 Abbiamo entrambi un piccolo buco nello stomaco, io poiché non faccio colazione, Rita dato che sono passate diverse ore da quando l'ha fatta. Una specie di panchina ci invita ad una breve
sosta. Visibilità verso il lago praticamente zero, la vegetazione nasconde tutto.
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Mezzo cornetto integrale con riga di cioccolata nera (mi sembra di averlo già scritto da qualche parte), thé caldo, e siamo pronti per rimetterci in cammino. Il bosco qui è composto
prevalentemente di castagno, la foglia ancora abbastanza abbondante. Il sentiero percorre tratti quasi piani, per fare poi salti altimetrici con pendenza decisa, seguendo i contrafforti del San
Giorgio, che resta nascosto sopra di noi, a sinistra. L'ambiente è molto secco, si vede che è da molto che non piove. Un segno sonoro però ci conferma che l'abbiamo trovata, la primavera: nel
bosco canti di augelli... In inverno è tutto silenzioso, al massimo senti qualche corvide gracchiare. Ora invece, i nostri amici pennuti hanno iniziato i vari rituali, e si fanno sentire.
12:20 Abbiamo iniziato a girare verso Brusino. Di fronte a noi un castagno con masso: non capiamo se sia cresciuto a ridosso, oppure se abbia fermato il masso caduto dopo il suo sviluppo.
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In uno dei pochi squarci di vegetazione riesco a riprendere il lago.
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Testa bassa nelle salite, capisco che ci stiamo alzando guardando le foglie per terra. Se prima era tutto castagno, ora ci sono diverse foglie di faggio, e qualche betulla. Ad occhio e croce
direi che siamo a Q600. Il sentiero in alcuni tratti è impegnativo, stretto, digradante a destra, coperto da foglia abbondante. Richiede cautela, e concentrazione. Interessante, ad ogni modo:
poter stabilire approssimativamente la quota dalla foglia per terra... Ci devo pensare. Adoro questi sentieri nei boschi, soprattutto quando non c'è nessuno in giro. Con la fantasia corro, come
quando ero bambino, e giocavo inventando luoghi e situazioni. E qui potrei essere un pellegrino, o un viandante, o un mercante che porta merci da un borgo ad un altro, o un soldato di ventura che
ritorna alla sua casa dopo cento battaglie e mille ferite. I miei passi si uniscono alla storia di centinaia di persone che hanno già percorso questi tratti, e il soffio della loro memoria viene
colto, immagini che rivivono nella mia mente di cose che forse sono state, che forse saranno nuovamente.
12:45 Abbiamo percorso gran parte del tratto esposto a Nord, fiori pochini. Un'ulteriore curva lungo i fianchi della montagna ci porta ad un sentiero ben più spianato, e soprattutto ci dona
finalmente il silenzio: fino a qui ci aveva accompagnati il rumore continuo dell'autostrada. Ora finalmente il rumore è scomparso.
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Il bosco si è diradato di molto, il castagno è praticamente scomparso, e siamo accompagnati dal faggio, pianta che può crescere assai, e che di conseguenza ha bisogno di spazio tutt'attorno. Il
sentiero è appena una traccia, le marche sono sbiadite e quasi non si vedono più. La foglia nasconde il percorso, sentiero ben poco battuto, ma Rita guida in modo sicuro, leggendo i pochi indizi
sul terreno in modo corretto. Sulla nostra destra, tra la vegetazione, intravvedo l'Arbostora, Morcote, Vico Morcote, ma rinuncio all'uso della macchina: foschia e vegetazione non sono buoni
compagni di scatto.
13:10 Rita è scomparsa davanti a me (siamo in salita), ma la curva della montagna mostra che c'è un cambiamento di pendenza importante. Inoltre vengo colpito da un venticello di cresta: penso che
ci sono quasi. In effetti poco sopra il terreno si spiana.
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Siamo arrivati all'alpe di Brusino. Un grotto (chiuso) ci mette a disposizione tavolo e sedie per il pranzo (se è da un po' che mi segui, ti lascio indovinare il menu). Mangiamo accanto ad un
castagno imponente, deve essere vecchissimo, orami cavo al suo interno.
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Poco sopra suo fratello, anche lui vuoto. Nel prato accanto al nostro tavolo, foglie che fanno pensare ai mughetti, primule, e ranuncoli vari.
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Tutt'attorno quiete, Dalla terrazza panoramica, nella foschia si intravvede il San Salvatore.
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13:40 Sparecchiamo, puliamo bene tutto per non lasciare tracce indesiderate del nostro passaggio, raccogliamo le bricciole per gli uccellini, e ci mettiamo in moto in direzione di Serpiano.
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Il sentiero si è trasformato in una bella forestale, comoda e agevole. Non ostante il sole, ci copriamo: effetto digestione. In una nicchia scavata nella roccia, una madonnina accompagna il
viandante.
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E riappaiono i fiorellini...
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Ad un bivio il sentiero si stacca dalla forestale, che poco dopo diventa carrozzabile, e ci porta a seguirne il percorso ma una decina di metri più in alto.
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Arriviamo sopra la casa di cura di Serpiano, che resta in basso rispetto al nostro percorso. L'idea era di fermarsi per il caffé, ma credevo ci saremmo arrivati direttamente. Decidiamo di
lasciar stare, e bercelo a Meride. Il sentiero svolta verso Sud, e adesso si vede l'effetto dell'esposizione al sole. I bordi del sentiero, ed il terreno sotto le piante diventano un tappeto di
fiorellini di tutti i tipi. Qualche insetto già all'opera...
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..e farfalle. Un tipo giallo, che non si lascia fotografare volentieri...
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...mentre le vanesse (penso) splancano le ali per riscaldarsi.
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Percorriamo questo tratto di sentiero più bello del tappeto rosso che percorrono gli artisti al festival di Cannes. Attorno a noi un tripudio di gialli, di viola, azzurri, bianchi. Colori da
cogliere con l'occhio, ma non con la mano. Passo leggero, l'occhio che volge a sinistra e destra. Anche una breve deviazione per un punto panoramico, che si rivela una perdita di tempo. Se
non ci fosse la foschia ci sarebbe una vista splendida sul golfo di Lugano, e dietro il Bar, il Garzirola, il Camoghé, il pizzo di Claro. Invece si vede appena appena Melide, e si immagina
Lugano.
14:35 Il sentiero ci ha condotti a Crocifisso. Da qui lo conosciamo, lo abbiamo percorso durante il giro del Poncione d'Arzo dell'anno scorso.
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Attraversiamo la strada, riprendiamo il sentiero che porta verso il Poncione, e poche decine di metri sopra svoltiamo a sinistra per scendere verso Meride. Terminato il tratto nel bosco ci si
apre davanti una piccola pianura, con tanto di camino di una fornace.
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15:00 Non abbiamo ancora incontrato anima viva lungo il percorso. Arriviamo a Fontana. In una fattoria, nel recinto una ventina di capretti, già allontanati dalle loro mamme. Sono destinati al
sacrificio pasquale :-(
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Vengono verso di noi senza paura per farsi accarezzare, muovendo il codino per la felicità. E' una cosa che non capisco: perché la festa della rinascita, la festa della vita debba
essere celebrata con la carneficina e l'uccisione di questi animali? Tradizione mi dici? Già, ma ai tempi in cui questa tradizione è nata, la carne la vedevi due volte all'anno, se avevi fortuna:
a Natale e Pasqua. E il fatto che mangiassero il capretto, pieno di cartilagini, poca carne, che devi arrostire in chili di burro per renderla accettabile, ti dice come se la passavano,
allora. Oggi abbiamo carne sul tavolo tutti i giorni. Le tradizioni si possono anche cambiare...
Da Fontana seguiamo la strada asfaltata che in breve ci porta a Meride, passando per l'oratorio posto fuori paese, a pianta quadrata ma con il centro ottagonale, come il battistero di Riva San
Vitale.
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Da qui in un attimo si arriva. Meride è un paesino delizioso, posto su di un terrazzo con esposizione al sole ottimale. Centro artistico da secoli, ha mantenuto la sua identità nel tempo.
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15:10 Pausa caffé, ci voleva, Ci infiliamo nella solita osteria (ci veniamo una volta all'anno, oramai siamo degli abituée), la temperatura è gradevole e restiamo all'esterno, sotto il pergolato.
Poi via nuovamente lungo le viuzze, visita alla chiesa, e foto ad alcuni manufatti come un portone lavorato, fontana, e quant'altro.
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Sento sempre di più la mancanza di un obiettivo tuttofare, non mi piace cambiare continuamente dallo zoom al grandangolo, ho sempre paura di sporcare il sensore, lo specchio, le lenti. Per cui
tengo lo zoom (se c'è un animale non ho tempo di cambiare dal grandangolo allo zoom, mentre i paesaggi tendono a restare fermi), ma il compleanno si avvicina, ed una vocina mi ha detto che
potrebbe arrivare un 18-200 :-)
15:30 Appena fuori Meride il paesaggio si apre verso il Generoso ed il Mendrisiotto. Angolo splendido, tutto curato, amore per le cose e per la terra.
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Nei giardini fiori coltivati, ma non per questo meno belli.
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Arrivati alla seconda cappelletta la strada si ritrasforma in sentiero. E orami è tornato il rumore di fondo della "civiltà", camion e auto che corrono lungo l'autostrada, che qui passa in
una gola piuttosto stretta, per cui il rumore rimbomba tutt'attorno.
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In compenso sono tornati gli uccellini, che durante la salita verso l'alpe di Brusino si erano zittiti. Scendendo passiamo un punto in cui la roccia mostra la sua stratificazione, passaggio pieno
di fascino.
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16:00 Siamo in fondo al sentiero, sbarrato da questa parte. Boh, sopra non c'era nessun divieto. Sté cose io non le capisco mica.
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Siamo ancora alti sopra Riva San Vitale, e la foschia sembra essersi diradata un pochino. Provo a fare una panoramica.
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Poi, lungo la stradina asfaltata, giù fino in paese. Arriviamo nella zona del battistero, e ripercorriamo la strada del mattino per arrivare al parcheggio. Ultima foto ad un gallo che
cura le sue galline. Non appena si accorge che ci siamo fermati per guardarle, viene verso di noi gonfiando il collo e sbattendo le ali, per farci capire che li comanda lui.
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16:20 Siamo al parcheggio. Mentre noi facevamo il nostro giretto, gli operai hanno terminato di smontare il capannone del carnevale montato li vicino. Veloci, non c'è che dire...
Ecco il profilo altimetrico dell'escursione. Nella lunghezza manca il circa 1.5 chilometri dal punto di arrivo al punto di partenza, per cui la lunghezza effettiva è di circa 15 chilometri.
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Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).
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Alla ricerca della primavera attorno al monte San Giorgio, 10.03.2011
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