Percorso effettuato: Cama, grotti (Q365) - alpe di Lago (Q1260) - ritorno per la stessa via.
Difficoltà: sentiero T2.
Dislivello: 1000 metri.
Lunghezza del percorso: 12 chilometri.
Sforzo equivalente: 22 chilometri.
Durata (incluse le pause): 6.5 ore.
Riferimenti: serie "Laghetti alpini della Svizzera italiana" , la ferrovia
mesolcinese.
Quando la meteo manda tutto a monte... Il
programma prevedeva l'ascensione al pizzo di Claro, programmata e pianificata da due settimane. Avevo già inviato gli inviti alle persone che si erano annunciate a suo tempo, organizzato il
ritrovo, percorso, tempi, tutto. Poi, venerdi sera si mette a piovere in basso, e nevicare in alto, a partire da Q1900 (poco sopra la capanna Brogoldone, insomma). Piz Martun imbiancato, piz del
Molinera pure, pizzo di Claro in vestito bianco su entrambi i versanti. Disdico tutto. La meteo prevede inoltre vento rafficato per domenica, per cui ci mettiamo il cuore in pace: per me, vento e
montagna sono un pessimo abbinamento.
Domenica mattina ci
alziamo, e il vento non c'è. Che femo? Come alternativa avevo già discusso con Rita la salita al laghetto di Cama, all'alpe di Lago. Ma si, va, andiamo.
09:20 Dopo gran
girovagare per Cama e dintorni, a causa di una corsa di bici per ragazzi, strade sbarrate ogni dove, riusciamo ad arrivare al parcheggio dei grotti di Cama. Il vento ha pulito il cielo, azzurro
che è un invito.
09:30 Tutti in pista. Lungo il percorso si
trovano diversi cartelli con la quota ed il toponimo del punto stesso. Il primo cartello è tutto un programma.
In effetti il sentiero entra subito in un bel bosco di castagni, e si parte con gli scalini. Scalini lunghi, scalini corti,
larghi, stretti, sconnessi e rifiniti. Scalini per 400 metri di salita circa. Ma in su va ancora: è la discesa il vero calvario... Il bosco è splendido, folto, vivo. I ricci sono ancora verdi, ci
vorrà un po' prima che cadano e si possa fare incetta di castagne. Lo svantaggio è che il percorso è ben poco panoramico. Rare vedute sulla valle in alcuni punti dove la vegetazione si apre per
pochi metri. Intanto Cama inizia ad abbassarsi.
10:05 Abbiamo passato Pianella, punto in cui il sentiero è pianeggiante (si, per 15 metri), e arriviamo ad uno dei pochi
punti di bella vista di questo tratto. Quasi alla nostra stessa altezza, la torre ed il campanile di Santa Maria Calanca.
Ricordi dello splendio
vagabondaggio in valle Calanca... Il bosco offre poco alla macchina fotografica, per quanto aguzzi gli occhi. Troppo tardi per i fiori, troppo presto per la sinfonia di colori autunnali. Ma
non lasciarti ingannare: è un sentiero splendido, in certi punti rude per la roccia, in altri soffice come un tappeto persiano. Se non c'è afa, percorribile bene anche in estate, tutto al coperto
dalla stecca del sole.
10:20 E' da un po' che tendo l'occhio, ci dovrebbero essere funghi... Finalmente uno, non di quelli che ti colpiscono per
la loro bellezza.
E li vicino, una bella piantina di rosa canina.
10:30 Val de la Mola: qui più o meno finisce il tratto a scalini. Alla nostra sinistra, una valletta con un rivo che quando
si gonfia deve essere pericoloso mica male. E poco oltre, il primo cancello, segno che da qui iniziava la zona dei pascoli. Il bosco è talmente fitto che diverse foto mi vengono mosse, a causa
dei lunghi tempi di esposizione dovuti alla mancanza di luce.
10:40 Il sentiero inizia a girare per entrare nella valle di Cama, col beneficio della scomparsa dei rumori del traffico.
Lungo il percorso incrociamo un piccolo gregge di capre che vengono condotte al piano: stanno scaricando l'alpe. Poco oltre un punto di sosta. Leggiamo con interesse i nomi e le date incise sul
tavolone di legno. Poi, tre giovani che scendono sospingendo due maiali di quelli neri, piccoli, tipo i maiali vietnamiti. Si fermano presso di noi, e ci annusano per bene: magari siamo delle
patate, non si sa mai.
Poco oltre riesco finalmente a sbirciare lungo la valle.
11:05 Abbiamo passato quota 900, e il bosco subisce un cambiamento quasi repentino. Dal castagno si passa ai pini, folti
anche loro. Il sentiero è tutto in ombra, non ostante la salita siamo vestiti bene per non avere freddo. Mi stupisce il fatto che il letto del fiume (siamo praticamente allo stesso livello) sia
completamente asciutto.
Da qui la pietra scompare quasi completamente, per lasciare posto alle radici e a bellissimi tratti morbidi di aghi di
pino. Anche la pendenza è diminuita, ed il sentiero diventa più agevole.
11:35 Passata quota 1000, capisco perché il fiume sia in secca. Un sistema di canalizzazione imbriglia tutta l'acqua che
scende, e probabilmente la forza all'interno di condotte, forse per la produzione di elettricità.
In effetti, poco sopra, inizia la sinfonia dell'acqua.
12:00 Il sentiero esce raramente dal bosco. Nei pochi punto dove non ci sono alberi, vediamo rustici e casolari, segno che le radure sono state create dalla mano dell'uomo, per far posto alle
proprie attività.
La maggior parte di queste costruzioni ormai sono diroccate.
12:40 L'ultimo tratto spiana per salire nuovamente in continuazione. Hai sempre l'impressione di essere arrivato, invece manca ancora un po'. Alla fine ce la faccio anch'io, e chi trovo ad
attendermi?
Mi guardo in giro: il posto è semplicemente incantevole. La conca è allungata, con una bella corona di montagne che la chiude verso Sud. In mezzo il laghetto, ai bordi case praticamente nuove,
ben tenute. Poca gente (salendo siamo stati sorpassati da meno di 10 persone), prato bellissimo sulla sponda dove siamo noi, quattro cavalli liberi.
Notiamo la panca in riva al laghetto, e ci dirigiamo là per la pausa pranzo. Ci sediamo, e proprio di fronte a noi una cavalla.
Estraiamo le vivande, e la cavalla decide che vale la pena di verificare se per caso abbiamo qualcosa di commestibile per lei. Come fai a non dare un pezzetto di pane ad un cavallo che ti viene
vicino senza paura? Morale della favola: tutto il pranzo lottando contro la cavalla, che allunga il muso davanti a noi, dietro di noi, si strofina contro la mia guancia, tenta di assaggiare le
cinghie dei nostri sacchi. Per finire in bellezza mi alzo, e con qualche pacca ben assestata sulla coscia riesco a farle capire che la festa è finita. Finalmente riesco a vedere davanti a me.
13:30 Ora di ripartire. Mentre ci avviamo verso il sentiero, uno dei maiali che scendeva stamane arriva all'alpe, tutto solo. Avrà deciso che si stava meglio qui...
Poco dopo arrivano diverse persone alla ricerca del maiale perduto... L'ha visto? Dov'è? Faccio il tifo per il maiale (spero che quando sarà sceso non finirà su di uno spiedo),
14:10 Eccoci nuovamente nello splendido bosco.
15:20 Abbiamo iniziato il tratto a scalini, e sotto di noi si inizia a vedere Cama. I polpacci mi stanno interrogando, chiedendomi cosa cavolo sto loro facendo fare...
15:35 Mentre scendiamo sentiamo il fischio di un treno. Ma si, è una locomotrice delle ferrovie della Mesolcina... Questo tratto ferroviario, in funzione fino agli anni '70, collegava Bellinzona
a Mesocco. Dopo la chiusura (il servizio fu sostituito dai postali), alcuni amatori presero in mano la gestione, curando il tracciato e rimettendo in sesto il materiale rotabile. Ora il trenino
percorre la valle fino a Cama alcune domeniche all'anno, e ti garantisco che è un'esperienza che vale la pena di fare (penso che l'anno prossimo organizzerò un'escursione per gli abbonati alla
newsletter: a piedi da Castione a Cama, pranzo al grotto, e rientro con il trenino).
Sembra quasi una foto scattata alla Swissminiatur...
16:00 Rientrati al parcheggio. Ci cambiamo, poi ci dirigiamo ad uno dei grotti di Cama per un succo di mele e gelato. Rita ed io discutiamo di salire un venerdi pomeriggio, dormire all'alpe, e
salire fino al laghetto superiore, quello di Sambrog. In una giornata sola, per le nostre capacità, è un po' troppo, ma spezzando su due giorni si può fare sicuramente. Prima di partire, saluto
al trenino che sta attendendo in stazione.
Ed ecco il profilo altimetrico dell'escursione.
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).