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Channel: Passeggiate sulle montagne del Ticino
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I boschi del Ticino: da Camorino a Vaglio, 13.11.2011

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Percorso effettuato: alpe Croveggia (Q960) - alpe Pian Grande (Q1120) - capanna Cremorasco (Q1120) - alpe del Tiglio (Q1052) - Cima di Dentro (Q1014) - Isone (Q748) - alpe Mürecc (Q951) - alpe Zalto (Q996) - Gola di Lago (Q972) - alpe Santa Maria (Q1000) - Matro di Stinché, bivio (Q1075) - Condra (Q989) - convento del Bigorio (Q728) - Bigorio (Q615) - Sala Capriasca (Q548) - Vaglio (Q549) .

Difficoltà: sentiero T1 e T2.

Dislivello: 1'040 metri di salita, e 1'410 metri di discesa.

Lunghezza del percorso: 18 chilometri.

Sforzo equivalente: 30 chilometri.

Durata (inlcuse le pause): 9 ore.

Riferimenti: teleferica Camorino - Croveggia, il convento Santa Maria del Bigorio dei frati Capuccini, la capanna Cremorasco, la chiesa di Santa Maria Assunta del Bigorio, "Dai fortini della fame a Croveggia (13.04.2009)", "Cima di Medeglia e Matro (17.05.2009)"

Quando pensi al Ticino, se lo pensi come l'ho sempre pensato io, a due dimensioni, vedi un fondovalle percorso da binari ed asfalto. Lo spazio in basso è poco, e dato che si tratta di un cantone di transito, buona parte del fondovalle è occupato da autostrada e linee ferroviarie. Ma se inizi a pensarlo in tre dimensioni, e ti alzi verso Q1000, trovi un Ticino diverso, percorso da 4'000 Km di sentieri, eredità dei nostri avi, che permettono di percorrerlo in buona parte senza incrociare strade. Questa escursione in effetti spazia su quasi un quarto del territorio ticinese nei boschi e nei prati, con pochissimi tratti asfaltati (la zona dell'alpe del Tiglio e Gola di Lago), e senza incrociare veicoli. E' un percorso da pellegrini, passando pochi borghi (Isone, Bigorio) e tutto nella natura.

Nota: il tratto tra Pian Grande (sopra Croveggia) fino alla capanna Cremorasco, particolarmente nel primo chilometro, in alcuni casi può essere considerato T3, soprattutto con molta foglia e se scende acqua dalla montagna. Sono state posate delle cordine nei punti più impegnativi.

08:00 Il primo anno ero da solo, l'anno scorso eravamo in due, e quest'anno siamo in tre: si è aggiunta anche Danila. Se continuo così, tra una decina d'anni saremo una comitiva di viandanti. Arrivati bene alla stazione di valle della teleferica Camorino - Croveggia, il sole non è ancora sorto in basso, ma indora già la zona di Mornera e la cima del Gaggio.

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Salita tranquilla e frescolina fino a Croveggia, cabina da quattro posti, assieme a noi sale un signore che passerà la giornata al suo rustico. Dalla passerella della stazione d'arrivo, bella vista sul piano di Magadino.

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La giornata promette bene. Tutt'attorno silenzio, si sente appena appena la eco dei rumori di civiltà dal basso.

08:15 Ci avviamo lungo il sentiero che sale a Pian Grande, splendido faggeto. Imbaccucati, l'aria è decisamente frizzante. Restermo esposti a Nord fino a dopo la Cremorasco, poi il sole ci bacerà lungo quasi tutto il tragitto.

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Salita tranquilla, le marche sembrano essere state ripristinate di recente. Mi guardo attorno, i musicanti stanno già mettendo via gli strumenti della sinfonia d'autunno: siamo in ritardo, avremmo dovuto venire settimana scorsa, ma pioveva. Sugli alberi ormai poche foglie. Mi gusto però il tappeto di foglie, cercando di tenere il passo Shaolin che non fa rumore. Tendo l'orecchio, e non ostante l'ora mattutina, sento fruscii ai lati dei sentieri.

08:30 Si arriva velocemente a Pian Grande. Piccolo insediamento, probabilmente da qui partivano per i vari alpeggi dislocati nei vari punti della montagna e verso la valle Morobbia. Era anche punto di transito della comunanza di Camorino-Isone, che durante il Medioevo gestiva l'alpe del Tiglio.

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Piccola sosta rifocillante, la thermos di thé caldo viene benedetta. Là in fondo, i giganti vallesani dietro il passo del Sempione.

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08:50 Venti minuti di pausa, dopo un quarto d'ora di marcia! Credo che nessuno possa affermare che siamo degli Speedy Gonzales. Da qui inizia il sentiero, sostanzialmente piano che passa sotto il pizzo di Corgella, e ne segue tutte le rughe. Rughe molto grinzose, il sentiero è stretto, con un bel strapiombo laterale.

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Nei punti topici hanno posato delle cordine e delle catene. E ne aprofittiamo volentieri: dopo le pioggie di settimana scorsa, la montagna ruscella in diversi punti, l'acqua scorre sul sasso nascosto dalle foglie, il piede tende a partire per i fatti suoi. Bisogna fare attenzione, se non si vuole partire con una surfata verso il basso. Ogni tanto, qualche macchia di colore residua, che ti fa capire come doveva essere il percorso fino a qualche giorno fa.

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Mentre cammino sento lo scampanio a festa che sale dal basso, a ricordare che oggi è giorno di riposo. Le campane che chiamavano gli abitanti del villaggio ad occuparsi per un'ora della loro anima, dopo essersi occupati dell'anima della Terra per sei giorni filati. Un'ora che poteva essere speranza, poi le chiacchiere sul sagrato, le donne che rientravano a preparare il pranzo della domenica, mentre gli uomini si ritrovavano a bere un bianchino all'osteria, pregustando il pasto migliore della settimana. Invece di essere a messa, sono qui su di un sentiero: ma è questo il mio modo di curare il mio spirito, liberandolo dai veleni della settimana, tra la vista del Pizzo di Claro e il golfo di Locarno.

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09:30 Passato il primo rivo che scende dal pizzo di Corgella, il sentiero si apre e diventa un po' meno impegnativo. Procediamo con passo spedito, gustando il piano di Magadino sotto di noi, e la promessa del tepore del sole che orami si è levato.

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In effetti manca poco alla Cremorasco, passiamo quello che penso sia un deposito della capanna.

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09:45 In effetti i un attimo arriviamo alla capanna Cremorasco. Piccolo struttura, del patriziato di Camorino, invisibile dal basso. Posta su di una terrazza, è punto di partenza per diverse escursioni.

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E dal ciglio della terrazza, ampia vista sulla parte terminale del piano di Magadino ed il Locarnese.

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Dopo aver riempito gli occhi, ci rimettiamo in moto verso l'alpe del Tiglio, e finalmente sbuchiamo al sole.

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Rita e Danila, che soprattutto nel primo tratto erano concentrate sul cammino, ora possono dare libero sfogo alle settimane in cui non ci siamo incontrati, e partono con una megaciacolata. Stradina asfaltata, nessun problema, mentre parlano mi prendono il ritmo da passeggiata sotto i portici davanti alle vetrine della domenica... Provo ad aumentare il ritmo di camminata, ma niente da fare. Vabbé, c'è più tempo per le foto.

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Dato che sono un bel pezzo in avanti, mi metto a fischiettare. Brutta abitudine, di quando sono in equilibrio ed armonia. Almeno fischiettassi bene... Aria tersa e limpida, contrasti di colore, lunga strada davanti, ampi panorami. Cosa si può volere di più da una domenica di novembre? Un bel gruppo di funghi!

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10:30 Arriviamo a Cima di Dentro, con le sue grandi antenne militari, e poco distante la grande antenna (penso della Cablecom) che vedo da casa ogni sera come un albero di Natale. Iniziamo la discesa verso Isone, nuovamente su sentiero. Abbandoniamo il Sopraceneri, per portarci definitivamente nel Sottoceneri.

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Sentiero agevole, lisciato e levigato dai passi di migliaia di reclute della scuola reclute dei granatieri, che ha sede ad Isone. Noi percorriamo questa via per piacere, loro per dovere, magari di corsa, con il peso dei lanciamine, il sacco, il fucile sulle spalle, e probabilmente mandano maledizioni mentali ogni pochi passi.

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In uno squarcio di vegetazione, il Camoghè, cima conquistata recentemente.

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11:10 Eccoci ad Isone. Il sentiero termina ad una curva di una delle tante stradine, che ci conducono verso il centro.

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E in paese, sosta al bar Vedeggio per un thé. Pieno, la messa deve essere finita da poco. E cambio delle tradizioni, ci sono anche le signore, non solo i maschietti come una volta.

11:40 Salutiamo, il gerente ci augura "buona escursione". Ho l'impressione che mi conosca, forse segue il blog, ma non ha detto niente in questo senso... Prendiamo la stradina che scende alla chiesa...

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...e scendendo ci porta al ponte sul Vedeggio.

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E subito dopo, ecco nuovamente il sentiero ed il bosco.

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Salita d'acqua...

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...e di scorci di colore.

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Le signore, anche se continuano a chiaccherare, sono decisamente più veloci di me, e in breve mi lasciano indietro. Arrivo al punto in cui il sentiero interseca la strada che sale all'alpe Mürecc, piccolo spiazzo tenuto probabilmente a fieno.

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E nuovo tuffo nel bosco, accompagnato dai faggi.

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Quest'anno tanta acqua. In compenso mancano le salamandre.

12:25 Incredibilmente arrivo anch'io all'alpe Mürecc. Danila e Rita erano fuori vista da un bel pezzo. Sarà anche perché mi sono attardato con la macchina fotografica. Il grosso della salita, per oggi, è digerito.

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In effetti le trovo poco più avanti, già sistemate per la pausa pranzo. E mi prendono anche in giro...

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Mi sistemo, estraggo la mia scatola delle meraviglie, ne escono due banane e la frutta secca. Decisamente sono risparmioso. Momento di quiete, parole in libertà, il sole che ci bacia, silenzio tutt'attorno. Siamo in ritardo sulla tabella di marcia, ma chi se ne frega?

12:55 Salutiamo l'alpe Mürecc, per andare a visitare quella di Zolta.

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Il primo tratto di alcune centinaia di metri all'aperto, e poi nuovo tuffo nel bosco.

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Sentiero dolce, con qualche sali-scendi, ben tenuto. Frescolino, esposto a Nord, e in più la digestione appena partita. Ci impaludiamo nuovamente.

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13:35 Il sentiero sfocia su di una forestale che porta a Gola di Lago. Faccio vedere a Danila quanta strada abbiamo già percorso: là sotto Isone, e si vede in alto l'alpe del Tiglio.

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Poi vengo attratto da un bel cavallo. Tento di sedurlo, un po' si lascia accarezzare, un po' si allontana. Sembra indeciso... Non voglio innervosirlo, lo lascio stare.

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Filiamo in piano verso Gola di Lago, in un parcheggio tantissime auto, gente che viene per la passeggiata della domenica, qualcuno probabilmente anche la MTB: ci sono diversi percorsi in questa zona. Poi scolliniamo, arriviamo all'alpe Santa Maria, e ci ritroviamo in Capriasca. E bella vista sul Caval Drossa (a destra) ed il Bar (a sinistra).

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E saluto il Pizzo di Claro, che adesso scomparirà.

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Sentieri agevoli, quelli della Capriasca. Paesaggio aperto e dolce, ti fa sentire a casa.

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14:20 Passiamo Matro di Stinché, prendiamo il sentiero di sinistra che porta verso Condra. Su di un albero, un cartello che mi dice che sono sull'autostrada pedonale che collega il mare del Nord con il Mediterraneo. Che bello sarebbe incontrare qualcuno che sta percorrendo tutta la via, per farsi raccontare dei posti e delle genti incontrare...

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E capiamo di aver cambiato zona definitivamente: i Denti della Vecchia.

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14:25 Nuovo bivio, località Portico. Breve sosta rifocillante, terminiamo il thé della thermos, arriva un signore che conosce Danila, e che si unisce a noi per un breve tratto.

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Dolce Capriasca, quasi collina più che montagna. La percorri senza sforzo, godendo dei suoi ampi panorami.

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15:05 E arriviamo a quello splendido insediamento che è Condra. Un nucleo abbastanza grande, pur essendo fuori dai collegamenti principali. Zona di vacanza, una volta, e oggi c'è ancora una fattoria che lavora a pieno regime.

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Tutta immersa nel verde, ne percorriamo i viottoli circondati da prati.

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Amo profondamente questo percorso (è la terza volta che lo faccio): oltre a portarti per boschi di un quarto del Ticino, ti conduce continuamente a località che mostrano il carattere di una volta di questa terra. La cura del territorio, e della propria casa, vita di privazioni e fame, ma anche di dignità e spiritualità. E piccoli miracoli, come una ortensia ancora in fiore a metà novembre.

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La luce sta già cambiando, giornate corte in questo periodo. E l'ora solare, che ci ha tolto un'ora di luce alla sera, per darcela alla mattina. Ma è anche l'ora delle foto più belle.

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Oro che cola dal cielo. Scendiamo tranquilli verso il convento del Bigorio, finalmente iniziamo ad incontrare un po' di gente. Da Croveggia fino a Condra, praticamente nessuno.

15:45 Il bosco ci ha condotti fino al convento dei frati capuccini del Bigorio. Faro nella notte del Medioevo, ormai ospita pochissimi frati. Il cimitero, la chiesetta, e il corpo principale che dominano la piana che porta al laghetto di Origlio.

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E la onnipresente cappa (penso da inquinamento) che copre il il Mendrisiotto ed il Luganese.

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Giù per Via Crucis, speciale, stazioni di meditazione e non di paura, che ci portano fino a Bigorio Town.

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Dolce luce sui Denti della Vecchia.

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16:10 Sosta obbligata alla trattoria Menghetti. Locale pubblico vecchio di 200 anni, lasciato ancora come era ai suoi esordi. Thé bevuto sulla panca vicino al focolare acceso, un gattone nero sdraiato accanto a me che si lascia coccolare a tutto spiano. Il tramonto ormai prossimo, non riusciremo ad arrivare a Lamone. Veloce telefonata al fratello di Rita, è disposto a venire a prenderci per accompagnarci fino in stazione. Appuntamento a Vaglio.

16:35 Usciamo, si stava bene. Il calduccio dentro, il frescolino serale fuori. Affrontiamo l'ultimo tratto. Giornata splendida, di quelle che si incidono nella memoria e nel cuore.

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16:45 Sala Capriasca è ad un tiro di schioppo da Bigorio. Passiamo anche le sue stradine per portarci verso la cantonale. Il tramonto orami è quasi terminato, e indora le montagne.

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16:55 Breve tratto lungo la trafficatissima strada, e arriviamo alla chiesa (barocca?) di Vaglio. Infiliamo tutto ciò che abbiamo, la temperatura ormai è scesa bene. Poco dopo arriva Massimo, e ci accompagna a Lamone. Da qui rientro col treno, e alle 18:15 siamo a casa.

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Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.

Profilo

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