Percorso effettuato: San Bernardino (Q1629) - Alp d'Ocola (Q1830) - Pass di Passit (Q2082) - Alp de Alogna (Q1432) - Pian
d'Ass (Q1408) - Valbella (Q1334) - Rossa (Q1069).
Difficoltà del sentiero: T2 da San Bernardino al Pass di Passit, T3 dal Pass di Passit all'Alp de Alogna, T2 fino a Pian d'As, T1 da Pian d'As a Rossa.
Dislivello: 760 metri di salita, 1280 di discesa.
Lunghezza del percorso: 15 Km
Sforzo equivalente: 24 Km
Durata (incluse le pause): 7 ore
La vita mi ha regalato un anno in più sul gobbome, regalo gradito dato che l'alternativa non è piacevole... La famiglia invece mi ha regalato un nuovo obiettivo per la macchina fotografica: un
18-200 mm, tanto desiderato. Pesa un po' di più di ognuno dei due che avevo (un 18-55 e un 55-250), ma così ne porto solo uno, e non devo fare manovre strane e pericolose per passare da un
grandangolo allo zoom, e viceversa. Per festeggiare degnamente il nuovo accessorio, propongo a Rita, dopo 4 settimane di fermo, di fare una bella traversata, di quelle che adoro: dalla Mesolcina
alla Calanca, passando per il Pass di Passit.
L'idea originaria era di arrivare fino ad Arvigo, dato che il sentiero da Rossa è molto bello, facile (è un T1 liscio liscio), e volevo farle fare una parte della Calanca da me percorsa nel marzo del 2010. Alla fine abbiamo desistito, e ci siamo
fermati a Rossa: la stanchezza, il caldo ed il ritardo ci hanno suggerito di non strafare.
Un po' di organizzazione: il punto di partenza e di arrivo sono molto distanti. Opto per il trasferimento fino a Grono con l'auto, poi salita a San Bernardino con il postale, e rientro a Grono
dalla Calanca con il postale.
08:40 Sveglia alle 6:00, postale a Grono alle 7:30, arrivo a San Bernardino alle 8:20, caffé! Ma ti rendi conto che difficilmente in settimana mi alzo così presto? Poi finalmente ci incamminiamo,
la giornata si prospetta splendida e torrida.
Dietro di noi le due cime del Piz Uccello ci ricordano che bisognerebbe salire anche da quella parte...
Il sentiero (un bel T1, quasi pianeggiante, che mi permette di scaldare i muscoli senza strapazzarli) costeggia il lago artificiale dalla parte degli impianti sciistici. Profumo di resina, aghi
sotto i piedi, è bello camminare.
09:00 Già, ma il Pass di Passit è in su, prima o poi bisogna attaccare la salita. Un bel cartello giallo ci indica il punto d'inizio del sentiero. Mirtilli a tutto spiano: questa zona, in agosto,
è strafrequentata da turisti che arrivano a farne il pieno.
Salita quasi nel silenzio, la semiautostrada A13 si sente poco. In giro non c'è nessuno, anche in paese i parcheggi erano praticamente deserti. Uccellini vari con il loro canto, bei fiorellini
lungo il sentiero, l'ombra delle conifere. Saliamo in silenzio, pochi sprazzi di visilità.
09:45 Arriviamo all'Alp d'Ocola, piccola sosta per un mezzo cornetto. La temperatura sta aumentando, decidiamo di alleggerire il vestiario. Ho notato che noi maschietti abbiamo una sensibilità
diversa rispetto a quella delle femminucce per le temperature. Normalmente sia Pierre che io indossiamo almeno un capo in meno rispetto a Danila e Rita. La nostra pausa viene allietata dal canto
dell'acqua, che in tutta la zona è presente in abbondanza.
L'obiettivo si sta comportando molto bene. Ho potuto scattare delle foto attorno al 30-35, e passare in un attimo al 200 per i macro di fiori. Il display non mi permette di capire se la qualità
dello scatto sia buona, dovrò attendere fino a casa.
09:50 Decisamente ci stiamo alzando. Siamo usciti dalla linea degli alberi, e adesso è ora di cappellino. I mirtilli sono terminati, in compenso sono comparse le "rose delle alpi", i rododendri
di montagna. Alcuni già fioriti!
Mi giro, tiro l'obiettivo a 25 mm, e via con lo scatto.
Veniamo raggiunti (e superati) da una ragazza francese, che sale come un TGV. Quattro chiacchere, dove va, dove andiamo, gli auguri di una buona escursione.
10:15 Abbiamo superato anche gli ultimi larci, e si comincia a sentire il vento di cresta, il vento da cambiamento di pendenza. Penso non manchi più molto al passo. Il paesaggio diventa sempre
più alpino, bello, forte, roccioso, anche se non siamo ad altezze stratosferiche.
Adoro queste traversate: partire da un posto, e arrivare in uno completamente diverso, percorrere vie che mettevano in comunicazione genti, paesi, culture spesso così diverse tra di loro. Molti
non uscivano mai dal villaggio in cui erano nati, pochi percorrevano la terra, e vedevano cose che gli altri neanche immaginavano. E spesso diventavano degli "sradicati", non più a casa in nessun
luogo, sempre in movimento, sempre alla ricerca del posto perfetto dove fermarsi, senza mai trovarlo. Nel frattempo la signora francese deve essere arrivata al passo...
Rita percorre davanti a me l'ultima canalina. Accanto, lastroni di neve. Non sapevamo ancora che problemini ci avrebbero causato dall'altra parte...
10:40 Due orette per arrivare al passo, come avevo calcolato. Due splendidi laghetti (non presenti nella seria "Laghetti alpini della Svizzera Italiana") adornano il passo.
E un piccolo rifugio, pronto per il viandante in difficoltà.
10:50 Percorriamo la piana del passo, e guardiamo la discesa verso la Calanca. Impervia, stretta, selvaggia, bellissima e affascinante.
Ti dico già che non è sentiero facile, soprattutto dopo il primo quarto. Stretto, spesso largo poco più del piede, esposto con strapiombo deciso, pendente, e parzialmente franante (penso non sia
più tenuto da molti anni), le marche spesso sbiadite. Richiede passo sicuro, concentrazione, attenzione e cautela. Ma è bello... Dall'alto si vede la Calanca ad angolo retto, e vieni accompagnato
dal canto di questo affluente della Calancasca.
Iniziamo la discesa, seguendo il lato sinistro orografico. Ad ogni canalone che incontriamo, lingua di neve, che rallenta il passo.
11:25 Adesso ne troviamo una veramente impegantiva. Sotto scorre l'acqua, ci sarà la galleria, ma non sappiamo bene dove si trovi, e non abbiamo voglia di fare un salto nel vuoto. Valutiamo
diversi percorsi, poi a passetti ci avventuriamo cercando di tenerci più a sinistra possibile.
L'acqua è da qualche parte a destra... Il problema è che dobbiamo passare la piccola gola, e non possibile farlo sul terreno non innevato. Teniamo una buona distanza tra di noi per non
appesantire la crosta, scendiamo di tacco e bastone (Rita me ne ha prestato uno). Nervi tirati, terrà, non terrà...
Percorriamo il bordo sinistro appoggiandoci alle rocce, e finalmente arriviamo alla fine, con tanto di guado che ci porta sull'altro versante.
Le gambe non ringraziano: quadricipiti a monte stanchi. Poi, guardando avanti, bello scenario di pendenze da attraversare.
Scendiamo, spesso aiutandoci con le mani e/o con la parte posteriore, là dove la schiena cambia nome scendendo... Penso di aver capito il perché del nome del passo: salendo da San Bernardino è
una passeggiata da mezza giornata, ma venire su da questa parte, bisogna farla a "passitt", piccoli passi alla volta.
Passiamo ancora diverse lingue di neve, strette per fortuna. L'ultima è troppo rischiosa: ci salgo, mi sporgo nel buco, e controllo lo spessore. Insufficiente. Ci tocca scendere per una scarpata
scivolosa per guadare il rigagnolo a valle, e risalire dall'altra parte.
I nostri sforzi vengono ricompensati dalla vista dello sbocco della valle. Da come è conformata, penso che arriveremo alti a destra, per scendere poi a zig-zag una volta rientrati nella
Calanca.
12:55 Abbiamo fatto una piccola sosta balisto, per permettere alle gambe di recuperare. La discesa è decisamente più impegnativa di quanto mi immaginassi. Poi continuiamo, e sappiamo di essere
scesi bene dato che riappaiono gli alberi, graditi portatori di ombra. Il sentiero ad ogni modo non si allegerisce. Per fortuna che nei punti più impegnativi, qui in basso, hanno messo delle
catene per aiutarsi.
13:10 Rita mi invia un sorrisone: siamo alla confluenza con la Calanca. Come previsto il sentiero poggia a destra, per scendere un po' meno duramente verso il fondovalle. In uno squarcio della
vegetazione posso osservare le montagne che delimitano il bellinzonese verso Lecco.
Siamo felici ed orgogliosi: non era facile, ma è stata splendida. Sulla nostra destra la parte terminale della Calanca, chiusa da una bella chiosa di montagne.
Abbiamo un'oretta buona di ritardo sul piano di marcia che mi ero fatto: siamo scesi di circa 600 metri in due ore, avevo calcolato meno... ma non avevo previsto le pendenze e la neve. E il
cartello giallo che indica 1.75 ore fino a Rossa non fa che confermare il quanto. Mi sa che di discesa fino ad Arvigo non si parla: i muscoletti cantano, e qui la temperatura è piuttosto altina.
Spero di incontrare un grotto a Valbella, magari per mandar giù un minestrone e reintegrare liquidi e sali: le scorte nel sacco sono scese in modo preoccupante, compreso il liquido
isotonico.Iniziamo il percorso verso Valbella, decisamente meno ostico che la discesa appena terminata. Poco dopo un ponte ci fa passare la Calancasca, e ci porta sul lato destro orografico, per
superare una gola.
Ci innalziamo nel bosco di conifere (che fatica), mentre sotto di noi il fiume crea splendidi intrecci di schiuma e smeraldo.
Passata la gola si ricomncia con la discesa, resa faticosa dai quadricipiti stancotti.
14:10 Finalmente arriviamo in fondo alla discesa, a Pian d'Ass. Una sola casa, ma davanti a me una visione consolatoria a questo punto: forestale pianeggiante.
Persino Rita, che stambecca meglio di me, per una volta tanto non è dispiaciuta di un tratto pianeggiante. Dietro possiamo intuire, sulla destra, la valle di discesa dal Pass di Passit.
14:35 Percorso senza storia né gloria: arriviamo a Valbella, delizioso insediamento decisamente rustico, e scopriamo che di grotti non ce ne sono.
Percorriamo la tangenziale attraverso l'insediamento, passando accanto alla chiesetta, e dodici case dopo siamo già in aperta campagna. Due panchine extra-rustiche ci informano che si potrebbe
persino fare pranzo. Beh, in fondo è soltanto da cinque ore che camminiamo: dai, una sosta si può fare.
Quarto d'ora di pausa pranzo terminato. Chi viene con me, o mi ama o mi odia: il concetto di fermata, pausa, ecc. quando cammino non rientra nel mio vocabolario. Si riprende lungo la forestale,
asfaltata e rovinata, per scendere a Rossa. Anche qui percorso tranquillo, senza patemi. Passiamo Salütin, due case assieme.
E giù lungo la valle a manina, con la Calancasca che canta per noi. Per fortuna che buona parte del percorso è all'ombra, sennò saremmo arrostiti.
15:30 Rossa davanti a noi.
L'anno scorso l'avevo vista dall'altra parte :-) Ci avventuriamo nell'abitato, per scendere al piazzale del postale e al ristorante, caffé e cornetto gelato non me li leva nessuno.
Sul piazzale c'è il postale, parte alle 15:40. Che facciamo? Prendiamo questo e ci facciamo il cornetto a Grono, oppure prendiamo il prossimo tra un'ora? Decidiamo per la prima variante. Unici
passeggeri, chiaccherata con il conducente. Arriviamo a Grono alle 16:20, e stavolta il caffé ed il gelato ci stanno :-)
Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto dell'escursione (non che ci sia qualcosa di speciale).