Percorso effettuato: Bivio di Corippo (Q496) - Lavertezzo (Q545) - La Motta (Q615) - Brione
(Q740) - Gerra (Q803) - Lorentino (Q813) - Frasco (Q885) - Sonogno (Q940)
Difficoltà del sentiero: T1
Dislivello: 740 metri.
Lunghezza del percorso: 16 Km
Sforzo equivalente: 24 Km
Durata (incluse le pause): 6.25 ore
Splendida valle Verzasca: valle dai molti volti, e un'anima rustica e forte. Stretta quasi a soffocarti nella parte bassa, con le vette che si innalzano praticamente in verticale, e
gli alpeggi lassù, che ti rompi le gambe per arrivarci, e appena un po' più larga in alto, giusto quel tanto da farti fiatare. Chiusa tra la Leventina e la valle Maggia, diverse vallette
laterali, misteriose, che ti chiedi dove ti portino. La roccia domina il paesaggio, sia quello naturale che quello lavorato dall'uomo. Poco legno, poca terra, valle di fame e di
emigrazione. Ma le acque del fiume... Uno smeraldo intenso e trasparente, cantano lungo tutto il percorso. E' un fiume splendido, sassi lavorati e levigati, nivei e candidi. Un fiume che ti
attrae per un tuffo, ma che esige rispetto, cautela e prudenza. Forti correnti ti portano via, e ogni anno l'elenco dei bagnanti morti in queste acque si allunga tragicamente.
Mi sono innamorato di questo sentiero percorrendolo il giorno del mio cinquantesimo compleanno, solo Rita ed io. Avevamo iniziato da poco la nostra attività escursionistica, indossavo per la
prima volta i miei adorati pantaloni da trekking e la camicia (regalo di compleanno) che porto tutt'ora. Giornata splendida di maggio, nessuno lungo il sentiero, il fascino di questo percorso, la
fetta di torta di mele a Sonogno. Da allora, per noi, è divenuta una classica che percorriamo almeno una volta all'anno. Questa volta con noi ci sono Marco, assieme a Ivan e Alice.
09:45 Pigri, pigri, pigri. Sono quasi le 10:00, e siamo pronti solo ora per partire. La meteo è sul variabile, ma già negli scorsi giorni si era sbagliata, niente piogge pomeridiane. Confidiamo
nella buona sorte anche per oggi. Foto di gruppo alla partenza, sul ponte del Bivio di Corippo.
Già passando il ponte possiamo ammirare lo smeraldo che ci accompagnerà durante tutto il percorso. Nota bene: le foto NON sono ritoccate, è proprio il suo colore.
Passiamo il ponte, poi su lungo la strada asfaltata, e alla prima curva il cartello giallo che indica l'inizio del sentiero. Poche decine di metri, panchina, Ivan si mette a sedere. Dentro di me
penso "qui si mette male". Strano, dato che Ivan è geneticamente uno stambecco, non ostante la giovane età viaggia che è un vero piacere.
Per fortuna si tratta solo di una defaillance momentanea. Non ostante il percorso sia di quelli adatti alle mie caratteristiche, lascio Rita a guidare davanti, e mi metto in coda per assicurarmi
di non perdere bimbi per strada: l'ufficio oggetti smarriti fa sempre storie per ridarceli... Il sentiero intanto inizia a scendere portandoci a poca distanza dal fiume. Mi riempio gli occhi di
verde.
Si cammina bene, la temperatura è gradevolissima, la vegetazione ci ripara dal sole. Il fiume qui canta abbastanza forte da sopraffare i rumori della strada carrozzabile posta sull'altro
lato.
10:05 Lungo la via diversi edifici con muri a secco, molti riattati, alcuni ormai in abbandono. Stalle trasformate in abitazioni, con cura e amore, rispettando le tradizioni del luogo.
Per fortuna che i bimbi viaggiano bene. Gli stop-and-go mi rompono le gambe molto di più delle salite.
10:20 Tra dolci sali-scendi siamo usciti dal bosco per passare un piccolo insediamento, per rituffarci nuovamente nel bosco. In uno dei rustici, forse una coppia di sposi novelli: un simbolo mi
fa pensare a due cuori ed una capanna.
Intanto davani a noi inizia a profilarsi Lavertezzo.
10:35 Arriviamo al ponte a due gobbe di Lavertezzo. Dall'altra parte qualche pulman turistico e auto di persone salite fin quassù per ammirarlo. Noi invece ce lo siamo guadagnati con le nostre
gambe.
Mentre i bimbi fanno il pieno (il loro serbatoio è molto più piccolo del nostro) metto alla prova la mia resistenza alle vertigini, fotografando la splendida pozza posta proprio sotto.
10:50 Mi tocca fare il sergente... Richiamo tutti all'ordine, sennò a Sonogno non ci arriviamo. Quando viaggio da solo faccio la prima pausa dopo 2-4 ore di cammino, mi resta un po' difficile
abituarmi a questo ritmo spezzato. Ad ogni modo riesco a rimettere in marcia la truppa.
11:05 Rimango continuamente indietro per fotografare il fiume (la vegetazione oggi non mi dà grandi soddisfazioni), poi arriviamo di fronte a Motta, dove due anni fa il sentiero era bloccato da
una slavina imponente. Nel frattempo la neve si è sciolta, e qualcuno ha utilizzato il greto del fiume per fare esercizio.
E appena a monte, di nuovo lo smeraldo...
Il sentiero in questo tratto è piuttosto largo, si marcia bene. Rita sempre davanti (orami lo percorriamo a occhi chiusi), Marco incantato anche lui.
11:15 Capannina di Orgnana (una delle tre poste lungo la via): pausa. Ivan e Alice hanno ribisogno di fare il pieno. Se non ci fossero Rita e Marco, credo che li farei morire lungo la via, dato
che il mio fabbisogno alimentare è molto più leggero. Ad ogni modo provvediamo a riempirli nuovamente.
11:30 Poco oltre, uno degli splendidi spettacoli offerti da questa valle: due cascate poste a poca distanza tra di loro, che si rompono su di una piccola ganna, creando giochi d'acqua come una
fontana rinascimentale. Metto il grandangolo, sparo un po' di foto, poi rimetto lo zoom, e via un'altra serie. Già solo questa meraviglia vale lo sforzo di tutta l'escursione.
11:50 Arriviamo all'unico punto un po' pianeggiante della parte bassa della Verzasca, dopo aver passato Motta (che resta dall'altra parte del fiume).
Splendido alberello in mezzo al prato, non me lo ricordavo... Ma c'era le altre volte? E' la quarta volta che faccio questo percorso, mi presenta delle novità ad ogni passaggio.
Poco più avanti Rita e Ivan mi fanno segno di avviciarmi silenziosamente. Ivan Hawkeye (Occhio di Falco) ha individuato due ramarri. Ti garantisco che deve avere una camera agli infrarossi negli
occhi, perché anche quando mi ha indicato dove guardare, ci ho messo un buon mezzo minuto per individuarle.
12:10 Siamo quasi a Ganne. Rientrati nel bosco, il fondo si è trasformato da roccioso a radicoso. Si inizia a salire per portarsi all'altezza del ponte stradale, il punto più pericoloso di tutto
il percorso. Delle tricolor che non avevo mai visto mi addocchiano dal bordo del sentiero.
12:20 Passato Ganne in un attimo arriviamo al ponte. Qui, dal sentiero si svolta a destra per attraversarlo. Non molto largo, senza marciapiede, curva stretta senza visibilità dall'altra parte,
le auto che escono da un riparo valangare, c'è il rischio di venire assottigliati. Teniamo Ivan ed Alice in fila indiana per buona misura. In basso, smeraldo.
Subito dopo il ponte scendiamo a sinistra, per riportarci a livello del fiume. Pericolo scampato.
Davanti a noi la gola da cui scende la Verzasca, che aggireremo restando sulla destra.
Questa è zona di salita, bisogna passare un promontorio che divide in due la valle. Ed essendo salita, rimango indietro non per chiudere la fila, ma perché gli altri mi surclassano, compresi Ivan
e Alice. Mi consolo pensando che il sacco pesante l'ho preso io, ho lasciato quello leggero leggero a Rita, sarà per questo che è tanto più veloce di me. Ne aprofitto per guardarmi in giro,
ancora qualche ciliegio selvatico in fiore.
E l'acqua che gioca tra i sassi scendendo.
Al termine di una scalinata non lunghissima, ma mortale, un'anima pia ha messo una fontanella. Faccio il pieno d'acqua, temo che i due litri non basteranno. L'acqua è deliziosa, fresca, saporita,
naturale. Una vera squisitezza.
13:00 Terminata la salita, davanti a noi si apre la parte alta della Verzasca. Si apre per modo di dire: un pelino più larga che la parte bassa, nel punto più ampio sarà si e non 500 metri. Il
sentiero ci riconduce all'altezza del fiume, che qui è largo, e molto più tranquillo. Di fronte a noi Brione.
I bimbi iniziano a sentire fame, non solo appetito. Dico loro di resistere, tra poco arriveremo alla seconda capannina, dove potremo fermarci.
13:10 Capannina di Alnasca raggiunta. Ci piazziamo al tavolone per il pic-nic. Guardo Ivan e Alice sbaffarsi due panini straimbottiti alla velocità della luce, poi cioccolata, frutta secca, e un
pezzo di colomba artigianale che Rita ha portato con se. Se mangiassi tutta quella roba, non mi metterei più in moto, dopo. Loro invece, sembra che non se ne accorgano neanche. Ah, l'età....
13:45 Mi tocca nuovamente fare il sergente. Il postale parte alle 16:32 da Sonogno, e c'è ancora un bel po' di strada davanti a noi. E poi, se fosse aperto, vorrei fermarmi a Lorentino per un
caffé. Anche stavolta riesco a far ripartire la carovana, penso che orami mi odieranno. In pochi minuti arriviamo ad Alnasca, splendido insediamento.
Da qui il percorso è sostanzialmente all'aperto. Cappellini, crema solare, le gambe molli per il pasto, e il caldo che inizia a farsi sentire. Per fortuna la scorta d'acqua è ancora ad un buon
livello. Sull'altra sponda, puzzle di colore tra larici e conifere. Belli adesso, meravigliosi in autunno, quando i larici sono gialli.
14:05 Stiamo per iniziare l'aggiramento di Gerra.
Il sentiero sale e scende continuamente, portandoci a livello del fiume, per risalire e aggirare qualche sporgenza rocciosa che bloccherebbe il cammino. L'anima della Verzasca si manifesta anche
qui.
Ponte con cascata, splendida anche questa.
Poi l'ultima capannina, quella dove sarebbe più bello fermarsi per il pic-nic, e dove non sono mai riuscito a pranzare, la Froda.
14:30 Ultima salitella prima di scendere nei campi di Lorentino. Muretti a secco, per creare lo spazio per gli orti.
Poi la discesa, e la vasta pianura di Lorentino.
Poche farfalle per il periodo, l'unica che si lascia fotografare bene è morta.
14:40 L'agriturismo è aperto, caffé garantito. Mi permetto anche un gelato, mi dà la carica senza appesantirmi. Non è vero che le cose buone facciano sempre male.
15:05 In marcia. Alice inizia a mostrare segni di affaticamento, ha rallentato il passo. Marco ed io valutiamo se interrompere l'escursione a Frasco, per non perdere il postale. Ce ne sarebbe uno
anche alle 18:32, ma si arriverebbe a casa piuttosto tardi. Intanto, in barba alla meteo, il sole picchia sopra di noi. Questo tratto (da Brione a Sonogno) non è da farsi in estate, roba da colpo
di calore.
Passiamo un piccolo insediamento, in buona parte diroccato. Qui cucinavano anche il pane, il forno è ancora in piedi.
E sempre un occhio sullo smeraldo.
15:25 Arriviamo al secondo ponte del percorso, molto meno pericolo del primo. Ne hanno costruito uno nuovo in cemento per le auto, e quello in pietra lo hanno lasciato per i pedoni. Il cartello
giallo indica di prendere lungo la strada di Frasco per andare a Sonogno, ma noi non ci facciamo fregare: dall'altra parte del ponte c'è il sentiero, nascosto. Attraversiamo, e subito dopo il
ponte prendiamo la scalinata che scende a destra.
15:45 Arriviamo al ponte pedonale di Frasco, percorrendo il sentiero che fa dei zig-zag tra vari rii e minuscoli corsi d'acqua. Marco ed io ci consultiamo: Alice ha fatto un exploit, è arrivata
fino a qui (circa 14 Km e più di 700 metri di dislivello), decide di lasciarci liberi di andare fino a Sonogno, lui si ferma e attende il postale.
Da qui il percorso è sostanzialmente in piano, forestale, roba che mi mangio in un batter d'occhio. Lascio andare avanti Rita per scattare qualche foto, tanto la raggiungo in un attimo... Alla
faccia!!!! Non so com'è, ma Rita parte ad una andatura praticamente uguale alla mia, e c'è poco da raggiungerla. Per fortuna che si ferma per attendermi.
Ripartiamo assieme, schiaccio quasi a tavoletta, e posso fare a meno di mettere fuori la freccia per il sorpasso: Rita tiene il passo. Voliamo il sentiero assieme, e alle 16:00 siamo a Sonogno
(un quarto d'ora dal ponte: credo sia un record).
Beh, ci sta un secondo caffé :-) Ci piazziamo sulla terrazza di un ristorante, e ci godiamo il meritato riposo. Poi scendiamo alla fermata del postale.
Salgo, al volante una giovane signora con un bel sorriso. Sono felice: le donne guidano meglio, sono più prudenti e attente, e meno burbere dei maschietti. Partenza, a Frasco recuperiamo Marco e
combricola. Ci gustiamo il viaggio di rientro, commentando con Ivan e Alice i vari posti da cui siamo passati. Giornata splendida, grazie Verzasca.
Ecco il profilo altimetrico dell'escursione.
Clicka qui se vuoi vedere tutte le foto (non che ci sia qualcosa di speciale).
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La classica di primavera: valle Verzasca, 25.04.2011
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